Nel mondo dei condomìni le vere trame avvincenti non si trovano nei libri gialli, ma tra i tubi che perdono, gli ascensori che si bloccano e i condomini che, armati di smartphone e indignazione, chiedono giustizia. Ogni amministratore lo sa: i sinistri non sono solo frequenti, sono l’essenza stessa della vita condominiale. E tra tutti, quelli legati agli allagamenti e agli ascensori regnano incontrastati per numero e complessità.
Gli allagamenti, che rappresentano quasi due sinistri su tre nei condomìni italiani, sono i più subdoli. Non chiedono permesso, arrivano di notte, scendono di piano in piano come ospiti indesiderati e creano subito un doppio fronte: chi ha causato il danno e chi lo ha subito. Le chiamate si moltiplicano, l’acqua penetra pareti e pazienze, e l’amministratore si ritrova a fare da pompiere, perito e mediatore nello stesso giorno. A complicare le cose, la raccolta documentale è un percorso a ostacoli: chi ha fotografato cosa? Chi ha buttato via la ricevuta del parquet? Il modulo di constatazione amichevole del sinistro condominiale esiste davvero o è leggenda metropolitana? E poi ci sono i preventivi, le relazioni tecniche, le valutazioni assicurative. Ogni passaggio richiede tempo, precisione e una pazienza che rasenta l’eroismo civile.
Gli ascensori, dal canto loro, sembrano animati da vita propria. Non basta rispettare le revisioni: il giorno in cui si blocca con un passeggero dentro è sempre quello della consegna del bilancio, della riunione più infuocata o del sopralluogo con l’assicuratore. Documentare il sinistro diventa allora un affare da esperti CSI: servono rapporti del manutentore, cronologie degli interventi, e – naturalmente – la verifica che tutto fosse a norma. Ma quando ci sono di mezzo anche danni a persone o richieste di risarcimento per “traumi da intrappolamento”, la gestione rischia di trasformarsi in un dramma grottesco.
In entrambe le tipologie, la vera sfida è il coordinamento. L’amministratore si ritrova tra tecnici, idraulici, assicuratori, periti, avvocati, condomini litigiosi e coinquilini distratti. E se c’è una cosa certa, è che nessun sinistro si chiude da solo. Ogni passaggio richiede una firma, una PEC, un sopralluogo e una mediazione. E sempre, alla fine, c’è chi resta scontento.
Ma la verità è che, al di là dei danni materiali, c’è qualcosa di epico nella gestione condominiale. È una commedia umana, piena di colpi di scena e protagonisti improbabili. Un amministratore non può permettersi di essere solo un tecnico: deve essere anche psicologo, diplomatico, stratega e – nei casi peggiori – anche archeologo, per ricostruire l’origine di una perdita che pare risalire all’epoca medievale.
E allora, forse, va detto una volta per tutte: quello dell’amministratore condominiale non è un mestiere. È un’avventura. Una di quelle senza mappa e senza lieto fine garantito, ma con tante storie da raccontare e – se si è fortunati – qualche sorriso da strappare, anche mentre si asciuga il pavimento del piano terra.
Gabrio Bacchini