Questo è il grido che si solleva dagli amministratori professionisti delle maggiori associazioni di categoria. Senza mezzi termini gli amministratori professionisti dicono basta allo scambio di condomini tra imprese e società. In mezzo ci sono tanti professionisti che lavorano da anni nel settore con serietà e abnegazione subendo spesso l’affronto delle istituzioni. Ma ora dicono basta a chi intende speculare sul lavoro di decine di migliaia di professionisti che quotidianamente si impegnano a tutelare gli interessi dei condomini ben al di là del semplice mandato ricevuto in assemblea.
Il tempo e il progresso portano a un cambiamento della professione che non deve nuocere alla salute di professionisti che hanno investito il loro tempo nella formazione per difendere nel miglior modo gli interessi dei propri condomini.
Ma oggi arrivano sul mercato società che intendono acquistare interi pacchetti di condomini alle spalle di coloro che ci vivono. L’obiettivo è quello di cannibalizzare il mercato trasformandolo in una mera merce di scambio.
La domanda è: quale destino per migliaia di amministratori di condominio? Quale del destino per tutta l’utenza condominiale? Quale destino è per tutto l’indotto condominiale?
Per questo le maggiori associazioni di amministratori di condominio si chiamano a raccolta al fine di condividere insieme un progetto di rinascita e di sviluppo.
Al centro del progetto c’è chiaramente il bene comune da difendere che il condominio che non deve trasformarsi in maniera merceria scambio alle spalle di condomini ignari.
L’obiettivo è quello di rivedere la legge 220 del 2012 che ormai non rappresenta più gli interessi della categoria
Un obbrobrio normativo che danneggia l’immagine di migliaia di professionisti che lavorano in Italia.
In secondo luogo la ormai non più rinviabile introduzione di un registro unico nazionale dove migliaia di professionisti potranno iscriversi e comunicare i propri dati e le proprie generalità a favore dell’utenza andando incontro alle esigenze dei condomini consumatori. Questo colmerebbe un vuoto normativo che ad oggi ha protetto in danni notevoli sia all’immagine degli amministratori di condominio che ha milioni di Italiani che abitano in condominio.
Ormai nel 2025 il mercato si dirige verso un ambito di tutela ed intolleranza che non deve permettere a nessun amministratore abusivo di esercitare liberamente la propria professione a scapito dei propri condomini.
Resta soprattutto il più importante nodo da sciogliere che riguarda il condomino interno, che è ancora oggi non è obbligato alla formazione e non è obbligato all’apertura di partita IVA per esercitare la professione di amministratore di condominio seppur nel proprio condominio di residenza. Questa grande gaffe della 220 deve essere immediatamente rimossa al fine di tutelare migliaia di condomini che oggi sono amministrati in Italia da persone che non hanno alcuna preparazione e formazione in merito.
Non ultimo l’equipollenza del titolo di amministratore di condominio con quello di altre categorie professionali.
Non è più pensabile condividere l’abilitazione all’esercizio di amministratore di condominio con quella di agenti di commercio, agenti immobiliari, ingegneri, avvocati o altre categorie professionali.
Questa confusione genera solamente danni per i condomini che non hanno di fronte professionisti che hanno dedicato esclusivamente alla formazione alla gestione dei condomini.
L’amministratore di condominio non può essere più nel 2025 per un dopo lavorista o un doppio lavorista. Gli interessi in ballo sono importantissimi, che la nostra costituzione difende e tutela.
La speranza è che al grido d’allarme lanciato dalle maggiori associazioni si possono unire le i tanti professionisti ancora oggi non iscritti a nessuna associazione al fine di non rinviare più un problema che da anni distrugge l’immagine degli amministratori di condominio.
Il dubbio è che oggi esistano tante associazioni che hanno tutelano assolutamente gli interessi della categoria ma dedicano la propria attività esclusivamente al business dei condomini.
Necessaria in ultimo una selezione delle associazioni che intendono rivestire tale ruolo che non debbano danneggiare l’immagine degli amministratori condominiali.
Isidoro Tricarico