venerdì, 18 luglio 2025

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Amministratore esonerato: vittoria immotivata in assemblea! Quando il cambio è più dramma che fuga

“Clamoroso! Amministratore C. silurato nonostante un bilancio in attivo e nessun disservizio.”

Potrebbe essere un titolo da notiziario sportivo sulla panchina del Napoli, ma siamo in un tranquillo condominio medio, tra via Bianchi e via Rossi. L’assemblea, convocata per approvare le spese del piano di manutenzione, si trasforma in una “rivoluzione senza motivo”. Il presidente nominato un mese prima, l’amministratore modello, saluta tutti e… non sa nemmeno perché.

L’effetto «Maresca» in versione condominiale

Proprio come nel calcio, dove una vittoria mondiale non basta per tenersi l’allenatore (Maresca esonerato, si legga e rilegga con ironia), anche in condominio ci sono esoneri “clamorosi”: l’amministratore ha fatto tutto secondo copione, ma l’assemblea lo manda via. Anzi, “salta” l’operazione di riqualificazione impianti, cambia utenze, risparmia migliaia di euro. Eppure, la domanda resta: “Ma perché?”

Motivi (presunti) e motivazioni reali

Sembra assurdo, eppure le ragioni dell’“esonero a sorpresa” sono spesso… niente. O quasi. Eccone alcune:

  1. L’effetto gregge
    Se uno parte con un “ma sai che…”, dopo tre simili commenti, l’assemblea è già pronta a passare a maggioranza. Chiunque lo dica non importa: basta che lo dica forte.
  2. La voglia di “aria nuova”
    Anche se l’erba è verde e il prato ben tagliato, alcuni resistono all’idea che “le cose stiano andando troppo bene”. Meglio braccia nuove e contratto nuovo.
  3. L’incubo del “non hai festeggiato il Natale?”
    Piccole mancanze — nessuna festa, nessuna riunione fuori orario — si trasformano in colpe capitali. Responsabilità: 1, indignazione: 100.
  4. Il “lo conosco” che vale più del merito
    Il signor Rossi “mi ha detto bene di Tizio”, il signor Bianchi “però ha fatto metà assemblee a velocità supersonica”. E così via.

Il prezzo dell’esonero (senza causa)

Cambiare amministratore è un po’ come cambiare meccanico: può costare caro. Anzi, molto. Quando manca un motivo valido, l’assemblea rischia:

  • Penali contrattuali: rescissione tardiva = conto salatissimo.
  • Questioni tecniche e legali sospese: appaltati da rifare? Perizie nuove? Documenti da rifirmare?
  • Rischio di contenzioso: l’amministratore può chiedere spiegazioni o risarcimenti.

E mentre i documenti rimbalzano tra avvocati e tecnici, il condominio potrebbe rimanere senza guida, senza un referente sui conti, senza qualcuno che firma i mandati. Insomma, un buco… grosso come una scala condominiale.

Cosa potrebbe fare davvero l’assemblea (se volesse farcela per davvero)

Piuttosto che cambiare per cambiare, l’assemblea potrebbe:

  1. Fissare criteri oggettivi
    “Chi cambia deve dimostrare incapacità economica, disservizi nel 50% delle assemblee o segnalazioni ufficiali da almeno il 30% dei condomini.” Basta populismo.
  2. Introdurre la colpa grave
    Un punto nel regolamento: “Può essere revocato solo in caso di frode, inadempienza significativa o mancata esecuzione del mandato.” Così, l’amministratore è protetto — ma soprattutto motivato a fare bene.
  3. Monitoraggio trimestrale
    Relazione di metà mandato, incontro aperto, feedback anonimi: la trasparenza mette tutti al riparo dal cambiamento “a botta di rumor”.
  4. Compenso legato al risultato
    Bonus se il risparmio annuo supera il 5%, penalità se il ritardo passa il 10% sul budget preventivo. Risultati reali, non opinioni.

La vera svolta? Intelligenza emotiva

La convivenza è fatta anche di chiacchiere tra portoni, battute sul vicino chiacchierone, qualche pettegolezzo tra lavatrici. Ma per durare servono intelligenza emotiva:

  • Ascoltare per davvero, non solo reagire.
  • Accettare che “c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto” — e vanno entrambi compresi.
  • Comprese le nostre sensazioni, non solo i nostri desideri.

Conclusione: cambiare non sempre è vincere

Sì, possiamo ridere della “fuga di Maresca” in versione condominiale. Ma l’ironia non ci salva dalla realtà: il conto salato del cambio amministratore può arrivare molto prima della vittoria sperata.

Meglio costruire un regolamento che preveda il cambio per giusta causa. Meglio mettere criteri concreti prima del via libera. Meglio – soprattutto – capire la differenza tra sentirsi trascurati e essere realmente trascurati.

Perché un vero condominio medio ben amministrato non è la panchina di un allenatore sotto pressione: è una comunità che decide con intelligenza, responsabilità… e un pizzico di ironia. Non per cambiare, ma per migliorare.

A.L