martedì, 18 novembre 2025

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Animali in condominio: cosa dice la legge e come convivere senza conflitti

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In Italia, quasi una famiglia su due convive con un animale domestico.
Secondo i dati 2025 dell’Istat e dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari (ANMVI), nel nostro Paese ci sono oltre 65 milioni di animali da compagnia: cani, gatti, conigli, uccellini e persino tartarughe convivono negli appartamenti di città, spesso all’interno di condomìni densamente abitati.

Ma nonostante l’amore crescente per gli animali, la convivenza condominiale non è sempre semplice: abbaiare, sporcare le aree comuni o semplicemente condividere gli spazi genera conflitti.
Molti condomini si chiedono ancora: si può vietare di tenere animali in casa?
E quali limiti impone la legge a chi possiede un cane o un gatto in condominio?

Le risposte non lasciano dubbi: nessun regolamento può vietare la presenza di animali domestici nelle abitazioni private. Tuttavia, la libertà di tenere un animale non è assoluta: deve rispettare la quiete, l’igiene e la sicurezza altrui.

Cosa dice la legge: il diritto di tenere animali in condominio

Il punto di riferimento normativo è l’articolo 1138 del Codice Civile, modificato nel 2012 dalla legge n. 220 di riforma del condominio.
La norma stabilisce che:

“Le norme del regolamento condominiale non possono vietare di possedere o detenere animali domestici.”

Ciò significa che nessun regolamento condominiale contrattuale o assembleare può vietare la presenza di animali domestici in casa.
Anche se nel regolamento è presente un divieto risalente, questo è da considerarsi nullo.

Tuttavia, il diritto di tenere animali comporta doveri precisi. Il proprietario deve:

  • garantire che l’animale non rechi disturbo agli altri condomini (abbaiare continuo, cattivi odori, escrementi in cortile);
  • mantenere puliti gli spazi comuni;
  • rispettare le norme di sicurezza e condotta negli spazi condivisi.

👉 Approfondisci: Rumori in condominio: cosa fare e quando è reato

Cani e gatti in condominio: libertà e limiti

Libertà di possesso

Il principio è chiaro: ognuno può tenere animali domestici nella propria abitazione.
Non occorrono autorizzazioni né comunicazioni all’amministratore, salvo che la presenza non comporti modifiche strutturali (ad esempio, costruire un recinto o installare una cuccia nel cortile comune).

Limiti di comportamento

Il diritto trova un limite nel principio generale del “neminem laedere”, ovvero nel non arrecare danno o disturbo agli altri.
Ciò include:

  • rumori eccessivi (abbaio continuo, miagolii notturni);
  • odori persistenti;
  • danni a proprietà altrui o spazi comuni;
  • atteggiamenti aggressivi dell’animale.

In questi casi, l’amministratore può intervenire, ma non può imporre la rimozione dell’animale: può invece segnalare il comportamento alle autorità competenti (Polizia Locale o ASL).

Regolamento condominiale e animali: cosa può e non può stabilire

Il regolamento condominiale può disciplinare — ma non vietare — la presenza di animali.
Può, ad esempio, stabilire:

  • orari per l’uso del giardino condominiale;
  • obbligo di guinzaglio o museruola negli spazi comuni;
  • pulizia immediata di escrementi;
  • divieto di accesso in zone particolari (come il vano rifiuti o il locale contatori).

Ma non può imporre divieti assoluti.
Una delibera assembleare che vieti la presenza di animali domestici è illegittima e può essere impugnata davanti al giudice entro 30 giorni.

👉 Leggi anche: Regolamento condominiale: differenze tra contrattuale e assembleare

Cani in condominio: le regole principali

I cani sono gli animali che più spesso generano discussioni.
Il Ministero della Salute, con l’ordinanza del 6 agosto 2013 (tuttora vigente), stabilisce alcuni obblighi generali per i proprietari di cani, validi anche nei condomìni:

  1. Guinzaglio obbligatorio (lunghezza max 1,5 metri) negli spazi comuni.
  2. Museruola da portare sempre con sé, da applicare solo in caso di rischio.
  3. Raccolta immediata delle deiezioni.
  4. Obbligo di assicurazione per cani appartenenti a razze potenzialmente pericolose.

Inoltre, l’art. 672 del Codice Penale punisce chi lascia un animale in condizioni di pericolo o non ne impedisce l’aggressione a persone o altri animali.

Gatti e altri animali: libertà silenziosa ma non assoluta

I gatti, di solito meno “rumorosi”, pongono altri problemi:

  • la presenza di colonie feline condominiali (che può essere autorizzata solo dall’ASL competente);
  • l’accesso ai giardini comuni o ai tetti;
  • la tutela igienico-sanitaria.

La Cassazione civile n. 14846/2017 ha stabilito che i condomini non possono ostacolare la libera circolazione dei gatti se non arrecano danni o rischi.
Tuttavia, chi nutre colonie feline deve farlo in modo igienico e responsabile, evitando accumuli di cibo o sporcizia.

Rumori, odori e disturbi: quando l’animale diventa “intollerabile”

Il limite della convivenza è il disturbo della quiete pubblica.
Se un animale provoca rumori tali da disturbare il riposo o la vita quotidiana, può configurarsi una violazione dell’art. 659 del Codice Penale:

“Chiunque, mediante schiamazzi o rumori, disturba le occupazioni o il riposo delle persone, è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 309 euro.”

La giurisprudenza considera disturbo punibile solo se il rumore è abituale, prolungato e avvertibile da più persone.
Un abbaio occasionale, quindi, non costituisce reato.

👉 Approfondisci: Quando i rumori del vicino superano la soglia di tolleranza

L’amministratore e il suo ruolo nei conflitti tra condomini e animali

L’amministratore di condominio non ha il potere di imporre sanzioni dirette, ma può agire come mediatore e garante della convivenza.
Tra i suoi compiti:

  • richiamare formalmente i condomini che violano il regolamento;
  • convocare un’assemblea straordinaria per discutere la questione;
  • segnalare eventuali abusi o situazioni di pericolo alle autorità sanitarie o di polizia.

Un amministratore esperto sa che il dialogo è la chiave: l’obiettivo non è “vietare” ma armonizzare la vita tra chi ama gli animali e chi desidera tranquillità.

Giurisprudenza recente: sentenze che fanno scuola

Negli ultimi anni, diversi tribunali hanno confermato il diritto di convivere con gli animali in condominio, a condizione che siano rispettate le regole di civile convivenza:

  • Cass. Civ. n. 3705/2020 – conferma la nullità di qualsiasi clausola che vieti la detenzione di animali domestici.
  • Trib. Milano, sent. 1153/2022 – stabilisce che i rumori di un cane lasciato solo per ore possono costituire disturbo della quiete pubblica.
  • Trib. Bologna, 2023 – riconosce la legittimità di un regolamento che impone orari per l’uso del giardino condominiale agli animali.

L’educazione come chiave di convivenza

Oltre alla legge, conta l’educazione.
Un cane educato e un proprietario rispettoso valgono più di mille regolamenti.
Ecco alcune buone pratiche che ogni proprietario dovrebbe seguire:

  • Non lasciare l’animale da solo per troppe ore.
  • Garantire un’adeguata attività fisica quotidiana.
  • Pulire sempre dove sporca.
  • Evitare situazioni di stress o paura per altri condomini (specialmente bambini o anziani).
  • In caso di lavori o assemblee rumorose, proteggere l’animale da ansia o aggressività.

Quando serve la mediazione

Molte Camere Condominiali Territoriali promuovono oggi percorsi di mediazione tra condomini per risolvere conflitti legati agli animali domestici.
Si tratta di incontri informali, rapidi e a basso costo, che consentono di ristabilire la serenità senza ricorrere ai tribunali.

In molti casi, una semplice regola condivisa — come l’uso programmato del giardino o l’installazione di un’area cani recintata — è sufficiente a risolvere anni di tensioni.

Esempi pratici: la convivenza possibile

Caso 1 – Il cane del secondo piano

In un condominio di Brescia, il cane di un residente abbaiava in continuazione quando restava solo. Dopo un richiamo formale dell’amministratore e un percorso educativo con un addestratore, il problema è stato risolto.

Caso 2 – I gatti del terrazzo

A Napoli, un gruppo di condomini ha protestato contro una signora che lasciava i gatti liberi in giardino. Dopo l’intervento dell’ASL e la creazione di un punto alimentazione igienico, la situazione si è normalizzata.

Caso 3 – Il condominio “pet friendly”

A Torino, un nuovo complesso residenziale ha inserito nel regolamento spazi dedicati agli animali e un codice etico interno. Il risultato? Nessun contenzioso in tre anni.

Convivenza e benessere: il futuro dei condomìni italiani

Il rapporto tra animali e condominio è ormai parte della nuova cultura abitativa.
Le ricerche dimostrano che la presenza di animali domestici aumenta il senso di comunità e riduce lo stress.

Molti costruttori, oggi, progettano condomini “pet friendly”, con aree verdi dedicate, pavimentazioni lavabili e regole di convivenza più flessibili.
L’obiettivo è uno solo: favorire la coabitazione serena tra umani e animali, senza conflitti né barriere.

Conclusione

Gli animali in condominio non sono più un problema giuridico ma un tema di convivenza civile.
La legge tutela chi sceglie di vivere con un animale, ma impone anche rispetto e responsabilità verso i vicini.
Nel 2025, la sfida non è vietare ma armonizzare: fare dei nostri condomìni luoghi in cui la libertà di ciascuno si traduce in benessere per tutti.

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