venerdì, 14 novembre 2025

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Crollo di balconi in condominio: chi paga e chi risponde davvero

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Quando la manutenzione dimenticata diventa un pericolo per tutti

L’Aquila, cadono pezzi di balcone: un grido d’allarme per la sicurezza condominiale

È successo a L’Aquila, ma potrebbe accadere ovunque.
Piovono pezzi di balcone da una palazzina Ater, tra lo spavento dei residenti e l’intervento dei vigili del fuoco. Fortunatamente, nessun ferito. Ma resta l’amarezza — e la paura — di vivere in un condominio dove l’incuria può trasformarsi, da un giorno all’altro, in un rischio concreto.

Un residente ha raccontato: “Da tempo segnalavamo crepe e calcinacci che si staccavano, ma nessuno è intervenuto”.
Una frase che purtroppo abbiamo sentito troppe volte.
Dietro queste parole c’è una realtà diffusa in molte città italiane: edifici vecchi, facciate trascurate, manutenzione rimandata e una burocrazia lenta che spesso lascia i condomini soli.

Ed è qui che entra in gioco la vera domanda: chi è responsabile quando cade un balcone in condominio?

Chi risponde dei danni: il ruolo dell’amministratore condominiale

La prima figura chiamata in causa, inevitabilmente, è l’amministratore condominiale.
La legge (art. 1130 del Codice Civile) gli affida il compito di curare la conservazione delle parti comuni e di intervenire tempestivamente in caso di pericolo.
In pratica, deve vigilare, segnalare, far eseguire lavori urgenti e convocare l’assemblea se servono spese straordinarie.

Ma attenzione: l’amministratore non è un tecnico e non può accorgersi da solo di ogni degrado strutturale.
Il suo dovere è piuttosto quello di affidare per tempo verifiche a professionisti abilitati — ingegneri, architetti, periti — e di proporre interventi preventivi prima che la facciata o il balcone diventino un pericolo.

Se l’amministratore ignora segnalazioni, non interviene o ritarda le manutenzioni, può essere ritenuto civilmente e penalmente responsabile dei danni provocati a persone o cose.

👉 Leggi anche: “Manutenzione ordinaria e straordinaria in condominio: chi paga cosa?”

Parti comuni o private? La differenza che cambia tutto

Il tema del crollo dei balconi in condominio è complesso anche dal punto di vista tecnico e giuridico.
La responsabilità dipende infatti da quale parte del balcone crolla:

  • Se il frontalino o il sottobalcone (cioè le parti esterne visibili) si staccano, si tratta di parti comuni, perché contribuiscono all’estetica e alla sicurezza dell’edificio.
    → In questo caso, la spesa è condominiale, e la responsabilità è collettiva.
  • Se invece il crollo riguarda la soletta o la pavimentazione del balcone, la parte interna è di proprietà esclusiva, e quindi i costi ricadono sul singolo condomino.

In ogni caso, se i calcinacci colpiscono un passante o un’auto parcheggiata, tutti i condomini possono essere chiamati a rispondere in solido, salvo poi rivalersi tra loro.

Una buona polizza assicurativa condominiale (la famosa “Globale Fabbricati”) può coprire i danni a terzi, ma non sostituirà mai la prevenzione.

La manutenzione: l’unica vera arma contro i crolli

La parola chiave è manutenzione condominiale programmata.
Troppo spesso si interviene solo dopo l’incidente, quando ormai il danno è fatto e i costi lievitano.

Una gestione efficiente prevede invece:

  • Verifiche strutturali periodiche da parte di tecnici qualificati.
  • Pulizia delle grondaie e dei pluviali, spesso causa di infiltrazioni che indeboliscono le strutture.
  • Risanamento dei ferri e delle armature nei balconi ammalorati.
  • Utilizzo di materiali certificati durante i lavori, evitando soluzioni “fai da te”.

Un condominio che investe in manutenzione risparmia fino al 60% rispetto a chi aspetta il crollo.
Ma il vero risparmio è in termini di sicurezza e serenità.

La normativa e le responsabilità civili: cosa dice la legge

Il Codice Civile è chiaro: i condomini sono responsabili della conservazione dell’edificio e dei danni derivanti dalla loro incuria (art. 2051 C.C.).
Chi subisce un danno da crollo di balcone o caduta di calcinacci ha diritto a essere risarcito.

Il condominio, tramite l’amministratore, deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno: controlli, manutenzione, segnalazioni, interventi urgenti.
In assenza di tali prove, la responsabilità è quasi automatica.

Negli ultimi anni, diverse sentenze della Cassazione hanno condannato condomini e amministratori per omessa manutenzione anche in assenza di incidenti gravi, riconoscendo l’obbligo di prevenire situazioni di pericolo.

👉 Leggi anche: “Quando l’amministratore può essere revocato per negligenza?”

Crolli e degrado: l’Italia delle facciate che cadono

Secondo i dati CRESME, oltre il 70% del patrimonio edilizio italiano ha più di 40 anni e non è mai stato sottoposto a manutenzione straordinaria.
E in città come Roma, Napoli, L’Aquila, Palermo, i crolli di balconi e facciate sono ormai una notizia quasi settimanale.

Dietro ogni pezzo di intonaco che cade, però, non c’è solo cemento vecchio: c’è una gestione condominiale in difficoltà, bilanci risicati, assemblee rimandate e amministratori lasciati soli a gestire emergenze che richiederebbero un piano serio di manutenzione urbana.

La cultura della prevenzione: un dovere civile

Parlare di sicurezza condominiale significa parlare di cultura.
Non basta aspettare l’amministratore: serve un cambiamento di mentalità da parte di tutti i condomini.
Segnalare una crepa, approvare i lavori necessari, partecipare alle assemblee non sono “rogne”, ma atti di responsabilità civile.

Un condominio ben gestito è una piccola comunità che si protegge da sé, non solo un insieme di appartamenti.
E come ricordano spesso gli esperti di Benvenuti in Condominio, la sicurezza comincia dal dialogo e dalla collaborazione.

Conclusione: la sicurezza non è un optional

La vicenda di L’Aquila è solo l’ultima di una lunga serie.
Ma non serve aspettare il crollo per agire.
Serve un condominio consapevole, un amministratore competente e un’associazione di riferimento come la Camera Condominiale Varese o le realtà territoriali che sostengono cittadini e professionisti.

Perché la sicurezza non è un costo: è un investimento nella vita di chi ci abita, ogni giorno.

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