L’aspetto che più ci colpisce quando visitiamo le ville affacciate sul lago di Varese è la storia che raccontano, la maggior parte delle volte una storia di bellezza. Alcune, tuttavia, al calare della sera sembrano custodire qualcosa di più profondo. A Biandronno, tra i riflessi immobili dell’acqua e il silenzio del parco, Villa Borghi è una di queste. Rappresenta un luogo dove l’eleganza dell’Ottocento convive con un mistero che resiste al tempo.
Si narra che Luigi Borghi, giovane industriale varesino, tornato dall’Inghilterra, avesse sposato la bellissima Margaret Doyle, una donna dallo sguardo chiaro e dal carattere inquieto. La loro unione fu presto minata dalla gelosia, e dal sospetto di un tradimento. Una notte, spinta dalla disperazione, Margaret si gettò nelle acque del lago. Luigi, distrutto dal dolore, si tolse la vita poco dopo.
Da allora, nessuno ha più potuto dire che Villa Borghi fosse davvero vuota. Testimoni raccontano di una figura maschile che si affaccia alla grande finestra che guarda il lago, come in attesa di un ritorno impossibile. Le luci che si accendono da sole, il suono lontano di un pianoforte, porte che si aprono senza vento: fenomeni inspiegabili che alimentano la leggenda di una presenza ancora esistente tra quelle mura.
Oggi la villa è tornata a nuova vita, sede di eventi e ricevimenti, ma il suo fascino resta intriso di malinconia. Dicono che il fantasma del conte torni ogni notte a cercare la sua amata.
La prossima volta che passerai da Biandronno, fermati un momento lungo il lago e guarda verso la villa. Forse, dietro una finestra illuminata, scorgerai l’ombra di un uomo che ancora attende l’amore che il tempo non ha saputo cancellare.
Samuele Corsalini