Diffondere cultura è estremamente necessario e se vogliamo essere diretti, è anche un dovere civico importante e la cui importanza non è da sottovalutare. Questo perché si è assistito, negli ultimi tempi, a un notevole impoverimento lessicale e nozionistico. Basta vedere come sia spesso semplificato ogni contenuto e privato della sua intrinseca profondità. Tutto attuato per agevolare una facile comprensione che però non ha fatto altro che deteriorarne studio, precisione e dedizione.
Il livello di attenzione è diminuito e anche molti divulgatori hanno notevoli difficoltà nell’accattivarsi il pubblico. Svendendosi anche in taluni casi, in modo estremamente imbarazzante. Un dato per tutti: lo share dei programmi culturali spesso trasmessi in concomitanza di trasmissioni al limite della decenza ma seguitissime. Segno che si vuole spegnere il cervello? Forse. Sembra che anche leggere un libro, visitare un museo o ammirare una mostra d’arte sia qualcosa di noioso e riservato solo ad una ristretta cerchia di persone. Nulla di più brutto potrebbe accadere se non perdere le proprie tradizioni, dimenticare il passato e ignorare le origini. Un futuro degno di essere definito umano deve poggiare su fondamenta solide. E solo attraverso lo studio, la competenza e la conoscenza. Complicato direte voi…ebbene: non è proprio così. O almeno: bisogna sempre andare oltre ogni apparente difficoltà.
I social
In questo senso i social, uno strumento tanto osteggiato da molti, potrebbe essere un valido aiuto e supporto alla diffusione della cultura. Un esempio assolutamente importante ed emblema di come essi possano essere utili è il gruppo Facebook de La Varese Nascosta.
Nato da due amici e arrivato a oltre 30000 iscritti, ha raggiunto lo straordinario primato di essere un fulcro ove condividere vicende storiche, aneddoti culturali, eventi, ed opere legate al territorio di Varese. Quotidianamente amministratori e moderatori scrivono articoli riguardanti la città giardino e la provincia che la circonda. Lo staff è composto da scrittori, giornalisti, professionisti e persone appassionate e dedite nel voler far conoscere il luogo in cui vivono. Non solo: si è creata una vivace community fatta da altrettanti esperti che supportano e corroborano il contributo dato. In un crescendo coinvolgente di cultura e interesse da parte degli utenti. Segno evidente che si può parlare e si deve diffondere la cultura in tantissimi ambiti. In modo semplice, diretto senza però far perdere la vera essenza su cui poggia un’organizzazione tanto importante, sentita ed apprezzata nella realtà varesina. E’ straordinario e umanamente confortante vedere quante persone rispondano e intervengano, magari dando anche il loro personale contributo.
Il condominio
E il condominio? Come potrebbe un crocevia di persone tanto variegato diventare una community culturale? In questo senso, sottopongo un piccolo aneddoto privato che mi ha aperto un mondo riguardo questa tematica. Amo leggere, da che ho memoria, ma devo convivere con il fatto che sono anche una accumulatrice seriale di libri. Sempre, ovunque e comunque l’acquisto di libri è il mio shopping compulsivo.
E in casa, dopo aver sfruttato anche l’ultimo centimetro libero, erano allo stremo. Così, dopo una sofferta ma condivisa decisione, riponemmo alcuni e selezionatissimi libri (è dura separarsene per chi ama profondamente la letteratura ) in uno scatolone per venderli ma nel sistemarli sul pianerottolo la mia vicina fu incuriosita da alcuni titoli. Al mio compagno venne spontaneo dire che regalava tutto a chiunque desiderasse e, dopo aver raccolto una piccola cerchia di vicini, ecco l’idea: un punto di bookcrossing condominiale. Luogo dove ognuno poteva prendere libri e lasciare i libri già letti. Successivamente abbiamo anche sistemato una poltrona per poter dare modo a chi si avvicinava di godere di un piccolo attimo di pace immerso nella lettura.
Da una azione assolutamente comune è nata l’idea culturale a km meno di 0. Un condominio non dovrebbe essere solo un agglomerato di vite e spazi di passaggio, ma qualcosa di vivo e vivace. Potrebbe essere il primo microcosmo che incontriamo oltre la porta di casa, e dove possiamo sentirci parte partecipante di qualcosa. E partendo dalla cultura, possiamo farlo diventare quel qualcosa di più che merita di essere. L’inizio di un senso vero di comunità, che tanto manca ai nostri tempi moderni. Anni dove siamo connessi con il mondo, ma in cui non conosciamo nemmeno la faccia o il nome del nostro vicino di casa.
Maria Francesca Nicolò