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Più sicurezza, più fiducia: il piano anti-abusivi Aler e la sfida della legalità nei condomìni popolari

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C’è un tema che troppo spesso resta chiuso tra le pareti sbiadite dei palazzi popolari, nei pianerottoli dove la luce tremola, nei portoni dove le chiavi non bastano più: quello della sicurezza. Non quella spettacolarizzata, ma quella quotidiana, concreta, quella che manca quando un inquilino entra a casa sua e trova un estraneo sul pianerottolo. O quando l’ascensore non funziona da settimane e nessuno si prende la responsabilità. O, peggio, quando si vive nell’ansia di dover giustificare la propria presenza più degli altri.

Nel cuore della Lombardia, e in particolare in provincia di Varese, il problema degli alloggi Aler occupati abusivamente è diventato negli anni una questione tanto sociale quanto amministrativa. Ma oggi qualcosa si muove. E la notizia è di quelle che meritano attenzione.

Il nuovo piano della Regione: 2,9 milioni per presidio e videosorveglianza

Come riportato da VareseNews il 29 luglio 2025 (fonte), la Regione Lombardia ha annunciato un intervento straordinario da 2,9 milioni di euro per contrastare le occupazioni abusive nelle case Aler, attraverso vigilanza armata, videosorveglianza, e azioni di recupero degli immobili già occupati illegalmente.

È una misura forte, pensata per affrontare un problema radicato: occupazioni abusive, mancanza di controllo sugli accessi, difficoltà nella gestione ordinaria degli stabili e crescente senso di abbandono da parte degli inquilini regolari. In molti casi, chi vive in questi contesti ha la sensazione di essere lasciato solo, tra burocrazie complesse e spazi comuni trasformati in terra di nessuno.

Quando il condominio diventa terra di nessuno

Nel nostro precedente articolo “Quando la casa popolare diventa invisibile”, avevamo raccolto le voci degli amministratori e dei condomini che si confrontano ogni giorno con realtà difficili: scale trasformate in bivacchi, porte murate per scoraggiare intrusioni, gestione delle spese quasi impossibile per la mancanza di tracciabilità degli occupanti.

Lo abbiamo scritto chiaro: non è solo un problema di ordine pubblico, è un problema di convivenza civile. Chi occupa abusivamente un appartamento toglie spazio a chi è in graduatoria, ma anche servizi e sicurezza a chi abita legittimamente in quello stabile. E spesso a pagarne le conseguenze sono proprio le fasce più fragili: anziani soli, famiglie con bambini, disabili.

Un amministratore di condominio ci ha detto tempo fa: “Nel palazzo ci sono dieci famiglie regolari e cinque abusive. Quelli che pagano, pagano anche per quelli che non dovrebbero esserci. E quando succede qualcosa, nessuno si prende la responsabilità”.

Il peso dell’illegalità su chi rispetta le regole

Cosa succede, concretamente, in un condominio Aler dove le occupazioni abusive non vengono gestite?

  1. La morosità diventa strutturale. Se una quota rilevante di alloggi è occupata da chi non ha un contratto, anche i costi delle utenze comuni o delle riparazioni restano sulle spalle dei pochi in regola.
  2. L’amministratore perde strumenti. Chi occupa abusivamente non partecipa alle assemblee, non riceve convocazioni, ma spesso ha voce in capitolo di fatto. Questo mina la gestione ordinaria.
  3. L’edificio si degrada rapidamente. Il senso di impunità genera incuria, e l’incuria alimenta ulteriore illegalità: è il famoso “effetto finestra rotta”.
  4. Si crea una cultura del sospetto. I condomini iniziano a diffidare anche dei vicini regolari. Si chiudono, non collaborano più. E il condominio smette di essere una comunità.

Il significato del nuovo intervento: un segnale politico e culturale

Il piano della Regione è un segnale importante. Significa che le istituzioni iniziano a riconoscere il peso del disagio abitativo e a intervenire non solo con parole, ma con strumenti operativi. La presenza di vigilanza armata e sistemi di videosorveglianza non è solo una risposta repressiva, ma un modo per ripristinare la fiducia, proteggere i diritti degli inquilini regolari e riprendere il controllo degli spazi comuni.

Naturalmente, il piano non risolve da solo un problema sistemico. Ma può rappresentare l’inizio di un nuovo approccio: partecipato, multidisciplinare, e orientato alla legalità.

E qui entra in gioco anche il ruolo degli amministratori condominiali, dei tecnici, e dei coordinatori sociali che operano sul territorio.

Cosa possiamo fare noi: gestire meglio, prevenire prima

Il tema ci riguarda tutti. Anche chi vive in un condominio privato, apparentemente distante dai problemi delle case popolari, può trarre insegnamento da quanto accade negli stabili Aler. Perché un condominio non curato diventa vulnerabile, anche senza occupazioni abusive. Le portinerie abbandonate, le scale sporche, le telecamere spente sono l’inizio di un lento deterioramento.

Ecco alcune azioni concrete da mettere in atto:

  • Rafforzare i regolamenti condominiali per prevedere norme chiare su ospiti, accessi, spazi comuni.
  • Installare videocitofoni e sistemi di controllo accessi, anche in piccoli condomìni.
  • Mappare la reale occupazione degli alloggi, per evitare il fenomeno delle “sub-occupazioni” informali.
  • Coinvolgere i servizi sociali e territoriali in caso di situazioni borderline.
  • Formare gli amministratori e i consiglieri sui temi della legalità urbana.

Una sfida di comunità

Il cuore della questione, come sempre, sta nella capacità di fare rete. Nessun amministratore da solo può gestire una realtà complessa senza il supporto delle istituzioni. Nessuna istituzione può fare tutto senza la collaborazione di chi abita e conosce ogni giorno il territorio. È ora che si torni a parlare di condominio come comunità di persone, non solo come somma di appartamenti.

E proprio per questo, continueremo a raccontare queste storie, a dare voce ai protagonisti, a cercare soluzioni che non siano slogan, ma strumenti concreti di miglioramento.

Conclusio

Legalità non è solo un tema da talk show. È una condizione quotidiana fatta di gesti, regole, scelte, e rispetto. Il piano anti-abusivi nelle case Aler è una buona notizia. Ma ora tocca a tutti – Regione, Comuni, amministratori e cittadini – fare la propria parte.

Perché un condominio sicuro non nasce dalla paura. Nasce dalla fiducia, dalla responsabilità condivisa e dalla certezza che nessuno, in quel palazzo, è solo.

Per approfondire, leggi anche:

🟠 Quando la casa popolare diventa invisibile

🟠 Sgomberi e gestione: il difficile equilibrio tra legalità e inclusione

🟠 Case Aler: chi le amministra, chi le vive, chi le dimentica

Continua a seguirci su www.benvenutiincondominio.it e sulle nostre pagine social per aggiornamenti, testimonianze e strumenti per una convivenza migliore.

Redazione Benvenuti in Condominio-Più sicurezza, più fiducia: il piano anti-abusivi Aler e la sfida della legalità nei condomìni popolari

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