Oggi vorrei scrivere un articolo che attinge da alcune esperienze recenti dirette che mi hanno fatto profondamente riflettere.
Viviamo in un’epoca dove tutto deve rispettare il politically correct ( materia su cui evito strategicamente di fornire eventuali opinioni) e dove ci vantiamo di avere acquisito una ragguardevole sensibilità a ogni tipo di tematica inclusiva e sociale.
Ma abbiamo davvero acquisito consapevolezza riguardo al rispetto reciproco e comunitario?
Credo purtroppo di no e sono fermamente convinta che la strada da fare sia molto lunga.
A dimostrazione, alcuni dati recenti: basta pensare alle diverse agenzie anti- haters create per risarcimenti alle vittime e riflettere su come certe situazioni di disagio sia in ambito lavorativo, condominiale e culturale siano, ahimè, ormai una abitudine consolidata.
Dura realtà, ma, almeno per una volta, doniamoci un po’ di sincerità circa l’argomento. Sui social vige una regolamentazione precaria, senza definizioni precise e assolutamente priva di punizioni esemplari.
È facilissimo imbattersi in commenti spesso inadatti e maleducati contro la qualsivoglia materia o notizia. Tutti si sentono in diritto di condividere la loro opinione, in modi che mai farebbero nella vita reale. Molte persone, sia davanti al computer che nella vita, credono di fomentare il loro ego atteggiandosi da bullo del quartierino.
Probabilmente a monte vi sono problemi di natura più complessa ed intima ma la portata della loro ineducazione è immensa e imperversante.
In particolar modo essa risulta così dannosa da causare diversi malesseri, frequentemente nascosti e sottovalutati. Drammi che vengono vissuti in silenzio e nella vergogna, in quanto a riguardo manca una vera e propria difesa e consapevolezza sociale. Noi, del team amministrativo e moderatore de La Varese Nascosta, abbiamo dovuto faticare non poco per definire una regolamentazione ed una sorta di decalogo di buone maniere online.
Anche in un gruppo culturale, dove dovrebbe regnare un clima di pace e serenità, talvolta capita di sedare animi rancorosi e maleducati. Persone che pensano, forse per la smania di diventare popolari in qualsiasi modo, di essere superiori ed utilizzare dunque comportamenti discutibili e formulare affermazioni non richieste.
Alcune persone sono talmente abbagliate dal loro presunto genio che si dimenticano di praticare l’umiltà a favore di una presunzione maleducata e superba.
Possiamo ribadire quanto sia importante il rispetto con proclami a gran voce, ma se non sappiamo praticarlo questi ultimi sono perfettamente inutili e anche abbastanza ipocriti.
Perché, diciamocelo, a tanti piace prevaricare sull’altro e spadroneggiare alla meglio possibile, soprattutto facendo leva su fragilità e difficoltà.
In condominio la storia si ripete: con la differenza che non si può bloccare una persona o spegnere lo schermo di un pc.
A quanti di noi capita di avere a che fare con persone prive di qualsiasi forma di rispetto e educazione?
Fortunatamente posso dire attualmente di vivere in un’oasi di pace comunitaria, ma in passato non sempre è stato così.
Le diatribe e i dispetti sono stati all’ordine del giorno per diverso tempo dove ho abitato tempo fa, con tanta sofferenza, ed sono fermamente convinta che questa situazione sia comune a molti.
Si parte dal parcheggio in malo modo per poi discutere di problematiche più grandi, arrivando anche alla degenerazione.
Gli amministratori di condominio, in questo senso, sono dei veri e propri eroi nel sedare eventuali diatribe e malcontenti.
Ma non possono fare miracoli, anche con le migliori intenzioni.
Il lavoro deve partire dall’uscio della casa di ogni condominio.
Come si può combattere tutto questo?
Contando che, esattamente quando si vivono situazioni simili al lavoro, non ci può esimere dall’affrontarle.
Credo sia fondamentale, anche se tutt’altro che facile, creare una rete sinergica e solidale contro simili problematiche.
L’unica arma contro il mancato rispetto è l’isolamento sociale da parte di tutti verso taluni elementi.
Necessario per far comprendere che la via del dialogo della comprensione passa attraverso la consapevolezza che non sempre agiamo nel mondo corretto.
Una profonda analisi del proprio comportamento è un esercizio obbligato, eppure non sempre fatto nel migliore dei modi.
Con modi decisi ma educati, si può condurre gli interessati verso una vera e propria riflessione.
Percorso impossibile?
Io a una situazione dove la violenza verbale prevarica, non posso non oppormi in quanto è un dovere morale.
Ricordiamoci che la ragione e la verità non sono univoche e non sono sempre appannaggio di una singola parte.
Il vivere civile si basa sul rispetto, anche se ce ne dimentichiamo quasi sempre.
Ogni tanto certi reminder, sono assolutamente e doverosamente necessari.
Maria Francesca Nicolò