venerdì, 25 luglio 2025

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Scoppia un palazzo a Torino: “Sono stato io, mi vergogno”

Come comportarsi tra paura, responsabilità e tutela dei condomini

La notte che cambia tutto

È la notte fra il 29 e 30 giugno: in via Nizza, a Torino, un boato scuote un palazzo. L’esplosione – oggi si scopre – provocata da una mano infiammabile di una guardia giurata in preda a un dispetto, ha travolto la vita di residenti ignari. Il crollo uccide Jacopo, ferisce gravemente altre cinque persone. Il presunto autore confessa: «Sì, sono stato io, mi vergogno».

Paura, smarrimento e domande urgenti

Per i condomini, è l’incubo peggiore: svegliati dal boato, contusi o peggio, giacciono tra le macerie. In contrasto con la tragedia, ora si aggiungono lo smarrimento, il senso di non-sicurezza, e una domanda collettiva: “E adesso cosa dobbiamo fare?”

Passo 1 – Sicurezza immediata

Subito: evacuazione ordinata, gestione dell’emergenza da parte di vigili del fuoco, forze dell’ordine e protezione civile. Nessuna decisione frettolosa. Nessun rientro in casa se non certificato sicuro. Il condominio — pur scioccato — deve restare coeso.

Passo 2 – Azione dell’amministratore

L’amministratore deve attivarsi senza indugio:

  • Ottenere ordinanze comunali o perizie strutturali utili per valutare danni e agibilità.
  • Attivare un legale e perito tecnico come consulente del condominio.
  • Convocare una assemblea straordinaria, pronta a deliberare misure urgenti (spese, ponteggi, spese legali).

Anche le pratiche assicurative devono partire subito, per coprire danni a persone e patrimoni.

Passo 3 – Responsabilità e tutele

Il presunto autore, in interrogatorio, ha dichiarato di non volere la tragedia . Sull’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, spetterà ai giudici ogni decisione. Nel frattempo, però, il condominio:

  • può avviare azioni civili per danni subiti dai condomini (caschi, mobili, salute).
  • deve tenere traccia di tutto, verbale,e documenti, spese e testimonianze.

Passo 4 – Comunicazione e comunità

In momenti di shock, la comunità condominiale rischia di disgregarsi. Serve:

  • Comunicazione aperta, non ansiosa, da parte dell’amministratore.
  • Supporto psicologico, disponibile magari tramite Comune o Asl per chi è stato coinvolto.
  • Incontri informali, utili a ricostituire fiducia e senso di solidarietà.

Conclusione: il condominio dopo la tragedia

In giornate come queste il condominio non è più un insieme di appartamenti, ma una comunità in crisi che ha bisogno di tutela, chiarezza e azione.
L’amministratore guida, ma serve la collaborazione di ogni condomino: chi fornisce documenti, chi partecipa alle decisioni, chi protegge testimonianze.

Perché anche se lo scoppio nasce da un gesto personale e atroce, la risposta deve essere sempre collettiva: un condominio forte è la prima difesa contro tragedie che scuotono tanto le mura quanto le coscienze.

A.L