Nel contesto urbano sempre più complesso e in continua trasformazione, la sicurezza negli edifici condominiali è tornata prepotentemente al centro del dibattito. Tra episodi di microcriminalità, atti vandalici e timori legati all’accesso di sconosciuti negli stabili, i condomìni diventano luoghi in cui si intrecciano bisogni di protezione, questioni legali e riflessioni sulla convivenza civile.
La risposta? Sempre più spesso passa attraverso l’adozione di tecnologie di sorveglianza, sistemi di controllo degli accessi e una nuova cultura della vigilanza condivisa. Ma non senza interrogativi.
Telecamere e citofoni smart: boom di installazioni
Secondo una recente indagine del Censis, nel 2025 il 48% dei condomìni in Italia ha installato almeno una telecamera di sorveglianza nelle parti comuni. Sale anche l’utilizzo di citofoni digitali, serrature elettroniche e app per gestire accessi temporanei o monitorare pacchi in arrivo.
“Abbiamo installato un sistema con riconoscimento facciale collegato all’app condominiale”, racconta Elisa, amministratrice a Torino. “Da allora, abbiamo avuto un calo significativo di segnalazioni legate a intrusioni o danneggiamenti.”
La privacy: un confine delicato
Ma la questione non è solo tecnologica. L’introduzione di videocamere e sistemi intelligenti in ambito condominiale solleva interrogativi delicati in termini di privacy e diritti individuali. Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ricorda che:
- Le riprese devono riguardare solo aree comuni, mai ingressi di proprietà private.
- Serve l’approvazione dell’assemblea condominiale con quorum qualificato.
- Va installata un’informativa visibile e devono essere definite regole di accesso e conservazione dei dati.
L’amministratore, in questi casi, ha l’obbligo di nominare un responsabile del trattamento dati e di garantire che le immagini siano gestite secondo la normativa vigente.
Non solo videocamere: la sicurezza è anche relazione
C’è un’altra sicurezza, meno visibile ma altrettanto importante: quella sociale e relazionale. Quartieri e stabili dove i vicini si conoscono, si parlano e si aiutano, sono statisticamente più sicuri. Un condominio coeso, dove le persone si sentono parte di una piccola comunità, è anche più attento ai segnali di allarme e ai comportamenti sospetti.
Progetti di portierato sociale, gruppi di vicinato o semplici chat condominiali (quando ben gestite) diventano strumenti preziosi per prevenire, segnalare e affrontare i problemi insieme.
Il ruolo dell’amministratore e delle regole condivise
In questo scenario, l’amministratore condominiale ha il compito di favorire il dialogo tra innovazione e regolamento, tra esigenze di sicurezza e tutela dei diritti. Ogni nuova misura andrebbe discussa e approvata in un’ottica di trasparenza e condivisione, evitando soluzioni calate dall’alto o adottate da singoli in modo arbitrario.
La sicurezza in condominio, oggi, non è più solo una questione di chiavi e cancelli. È un equilibrio sottile tra tecnologia, norme, rispetto della privacy e qualità delle relazioni. Un condominio sicuro è, prima di tutto, un condominio attento, informato e connesso.
La tecnologia può aiutare. Ma sono ancora le persone – con le loro scelte, il loro senso civico e la loro disponibilità al dialogo – a fare davvero la differenza.
Benvenuti in Condominio continuerà a seguire il tema della sicurezza con approfondimenti legali, esempi virtuosi e guide pratiche su come gestire sorveglianza e privacy nel rispetto delle norme.
Vuoi raccontarci come il tuo condominio affronta la sicurezza? Scrivici, saremo felici di dare voce alla tua esperienza.
Redazione