lunedì, 4 agosto 2025

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Un cuore in comune: perché il defibrillatore in condominio non è un lusso ma un dovere

Immaginate questa scena. È una domenica mattina come tante. In cortile un bambino gioca con la palla, un anziano in ciabatte prende il sole sul balcone, una coppia sta scendendo con la borsa della spesa. Poi, all’improvviso, un rumore sordo. Qualcuno cade. Un urlo, passi che corrono, confusione. È successo qualcosa. Un uomo è a terra, non respira. Ha avuto un arresto cardiaco.

Il panico prende il sopravvento. Si chiama il 118, certo. Ma i minuti scorrono, e ogni secondo senza intervento è un secondo in meno di speranza. Nessuno sa esattamente cosa fare. E il defibrillatore? Non c’è. O, se c’è, non si sa dove sia. O peggio, non si è mai pensato di installarlo.

In quell’istante, il condominio non è più un edificio fatto di appartamenti e assemblee. È diventato il teatro di una possibile tragedia. E ci si accorge, in modo brutale, di quanto un gesto mancato – una scelta rinviata, un investimento rimandato – possa fare la differenza tra la vita e la morte.

Il tempo è cuore: cosa dice la scienza

Ogni anno in Italia si registrano oltre 60.000 arresti cardiaci extraospedalieri. Di questi, solo una piccola percentuale avviene in luoghi pubblici dotati di un defibrillatore (DAE). Eppure, è dimostrato che l’uso tempestivo di un DAE entro 3-5 minuti può aumentare la sopravvivenza fino al 70%.

Il problema non è solo tecnico, ma culturale. Ancora oggi molti pensano che il defibrillatore sia una questione da palestre, stadi o aeroporti. In realtà, l’arresto cardiaco può colpire ovunque. Anche – e soprattutto – a casa. E un condominio è, a tutti gli effetti, un piccolo mondo abitato da persone di ogni età, con fragilità, con storie e con rischi reali.

L’obbligo normativo: dove siamo oggi

Nel 2021 l’Italia ha approvato la Legge 116/2021, che promuove la diffusione dei defibrillatori semiautomatici e automatici nei luoghi pubblici e nelle realtà collettive. Tuttavia, non esiste ancora un obbligo di installazione nei condomìni residenziali privati.

Questo però non significa che la questione debba essere ignorata. Al contrario, la legge incoraggia la diffusione del DAE e prevede agevolazioni fiscali e semplificazioni procedurali per chi decide di installarlo, anche in contesti privati come i condomìni.

Inoltre, sempre più Regolamenti comunali e regionali inseriscono la presenza del defibrillatore tra le buone pratiche di cittadinanza attiva e sicurezza sociale. Insomma: non è (ancora) obbligatorio, ma è fortemente raccomandato. E, in caso di evento grave, l’assenza di un DAE potrebbe diventare anche motivo di responsabilità civile per il condominio.

Come si approva l’installazione in assemblea?

E qui entra in gioco la procedura condominiale. La buona notizia è che l’installazione di un defibrillatore è considerata una spesa per miglioramento e sicurezza, e come tale può essere approvata a maggioranza semplice: basta la maggioranza degli intervenuti che rappresentino almeno un terzo dei millesimi (art. 1136 c.c.).

Il consiglio, però, è di arrivare all’assemblea con un po’ di lavoro preparatorio. Ad esempio:

  • Chiedere un preventivo chiaro a un fornitore certificato, comprensivo di installazione, teca, manutenzione e eventuale formazione.
  • Individuare il luogo più adatto per l’installazione (in genere l’ingresso, l’androne o l’area comune più visibile e accessibile).
  • Spiegare ai condomini l’importanza del progetto non solo come spesa, ma come investimento in sicurezza e qualità della vita.
  • Valutare la formazione gratuita o agevolata per alcuni volontari del condominio (in molti casi, il personale del 118 o della Croce Rossa offre sessioni dimostrative).

Quanto costa, davvero?

Il prezzo di un defibrillatore semiautomatico varia oggi tra 800 e 1.500 euro, a seconda del modello, della teca antifurto, della manutenzione inclusa, ecc. In un condominio di 20 appartamenti, questo significa una spesa inferiore a 100 euro a famiglia, una tantum.

Esistono anche opzioni di noleggio con manutenzione inclusa, ideali per chi vuole iniziare con un impegno economico più graduale. Alcuni Comuni offrono bandi o contributi, e il DAE può rientrare tra le spese detraibili ai fini fiscali come intervento per la sicurezza.

Perché è una scelta civile, non solo tecnica

Il punto, però, non è solo economico. È etico. Vivere in condominio non è solo condividere un tetto e dividere spese. È anche prendersi cura l’uno dell’altro, riconoscere che la fragilità non è colpa ma condizione umana, e che possiamo – e dobbiamo – attrezzarci per affrontarla insieme.

Un defibrillatore in condominio non salva solo chi ha un problema cardiaco. Rassicura tutti. Fa crescere la fiducia. Riduce la distanza tra vicini. Ricorda che ogni minuto può contare, e che la vita, anche nei suoi imprevisti, può essere onorata con piccoli grandi gesti.

Non aspettare che sia troppo tardi

Troppe volte, si agisce dopo. Dopo il malore, dopo il lutto, dopo l’articolo sul giornale. “Se solo avessimo fatto qualcosa…”. Ma la prevenzione non funziona al passato. Vive di scelte nel presente.

E se il nostro condominio fosse tra i primi a dotarsi di un DAE? Se fossimo noi a portare il tema in assemblea, a proporre la spesa, a organizzare la formazione? A volte, essere buoni vicini significa anche essere visionari concreti.

Conclusione

Il defibrillatore in condominio non è un oggetto tecnico. È una dichiarazione di responsabilità. È un simbolo silenzioso ma potente: qui, ci prendiamo cura. Qui, la vita conta. Qui, la solidarietà è concreta.

La prossima volta che vedrete una teca rossa con un cuore e una saetta all’ingresso di un palazzo, fermatevi un attimo. Quello è il segno che lì qualcuno ha pensato oltre. Che ha scelto di essere pronto. Che ha fatto la cosa giusta, prima che fosse tardi.

A.L-Un cuore in comune: perché il defibrillatore in condominio non è un lusso ma un dovere

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