Tra le ville che disegnano la storia di Varese, Villa Toeplitz è la più fiabesca. I suoi giardini e i giochi d’acqua studiati magistralmente, regalano la sensazione di trovarsi dentro un sogno.

Sorge sul colle di Sant’Ambrogio, con una vista che abbraccia la città e il lago. A fine Ottocento apparteneva ai fratelli Luzzatto, ma nel 1914 fu acquistata dal banchiere polacco Giuseppe Toeplitz, direttore generale della Banca Commerciale Italiana, e da sua moglie, l’aristocratica Edvige Mrozowska, già attrice di teatro.

Lui, uomo d’affari dal gusto raffinato; lei, spirito libero e amante dell’arte. Insieme trasformarono la villa in un gioiello, arricchendola con giardini all’italiana, fontane monumentali, vasche, scalinate e motivi decorativi ispirati all’Oriente, sfruttando le sorgenti provenienti dal vicino Monte Martica, che ancora oggi incantano i visitatori. L’acqua è la protagonista del parco, scorrendo da una vasca all’altra in un disegno armonico che ha reso la struttura una delle dieci ville con giardini più belli d’Italia.

Ma accanto al fascino dell’acqua, sulla sommità dell’edificio, Edvige fece costruire una piccola cupola astronomica. Appassionata di stelle e di conoscenza, amava osservare la volta celeste dal telescopio personale, che permetteva una visione completa dell’eclittica, la ‘strada’ del Sole nel cielo lungo la quale si muovono anche la Luna e i pianeti del Sistema Solare. La cupola ancora oggi è riconoscibile sulla torre più alta dell’edificio.

Durante gli anni Venti e Trenta la villa divenne un salotto internazionale, frequentato da diplomatici, artisti e industriali. Dopo la morte dei coniugi Toeplitz, passò ai Padri gesuiti, che ne fecero una sede di studi e spiritualità, e poi al Comune di Varese, che l’ha restituita ai cittadini come parco pubblico e che ha permesso di godere ogni giorno del perfetto connubio tra architettura e natura.

Samuele Corsalini