martedì, 26 agosto 2025

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Il cane in condominio: quando il miglior amico dell’uomo diventa l’inquilino più chiacchierato del palazzo

26 agosto: Giornata Mondiale del Cane. Una ricorrenza che per milioni di persone è una festa vera, fatta di coccole, biscotti speciali, foto sui social e guinzagli tirati a lucido. Ma per qualcuno – chi magari abita al secondo piano, ama il silenzio e ha l’udito da ghiro – è anche un promemoria per rispolverare il regolamento condominiale e controllare se “quel Labrador del terzo” ha davvero diritto di passeggiare nell’atrio come se fosse un salotto personale.

Eh sì, perché il cane in condominio divide. Ma non più come una volta. Oggi i tempi sono cambiati, e anche la legge si è finalmente accorta che gli animali domestici non sono “optional rumorosi”, ma membri della famiglia. Però, come tutte le famiglie in un condominio, devono rispettare qualche regola di buona convivenza. E allora, in questa giornata che celebra i nostri amici a quattro zampe, vale la pena fare chiarezza, con un sorriso e qualche spunto utile per bipedi e quadrupedi.

Primo mito da sfatare: “Nel nostro condominio gli animali sono vietati”

No, caro signor Rossi del piano terra. Non funziona più così. Dal 2012, con la riforma del condominio (legge n. 220/2012), è vietato inserire nei regolamenti condominiali una clausola che proibisca, in modo assoluto, la presenza di animali domestici nelle abitazioni private. In altre parole: se il signor Bianchi del terzo piano vuole tenere il suo bulldog francese in casa, può farlo. Anche se respira forte.

Quindi no, il regolamento condominiale non può vietare l’animale in sé. Può, però, regolare comportamenti e aree comuni. Come a dire: puoi avere un cane, ma non puoi lasciarlo libero in ascensore come se fosse il parco Sempione.

Secondo mito: “Se abbaia, lo denuncio”

Sì e no. Il cane, come ogni altro essere vivente, ha diritto di esistere e quindi – sorpresa! – anche di emettere suoni. Ma se l’abbaiare diventa sistematico, ripetuto a ogni ora del giorno (e della notte), allora il problema c’è, ed è serio. Secondo il Codice Civile (art. 844), è vietato arrecare molestie per rumori intollerabili: e un cane che abbaia ore e ore al giorno rientra tra queste situazioni.

Il trucco, spesso, sta nel dialogo. Prima di chiamare il 112 o spedire una PEC all’amministratore con 7 allegati audio, provate con una chiacchierata. Magari il cane è agitato perché resta solo troppe ore. E magari il vicino non lo sa. O non ci ha pensato.

Terzo punto: chi pulisce?

Qui si entra nel cuore pulsante del dibattito condominiale: gli escrementi. Perché si può anche amare i cani, ma nessuno ama le sorprese marroni nel cortile. Anche qui la legge è chiara: il proprietario è responsabile della raccolta delle deiezioni del proprio animale (anche se ha fretta, anche se “era piccolo”, anche se “non avevo i sacchetti”).

Se poi il cane fa i suoi bisogni sulle aree comuni – giardini, cortili, vialetti – è giusto prevedere delle regole condivise, magari stabilite in assemblea. Un esempio? Si può individuare una zona “dog-friendly” del condominio, con apposito cartello e magari un piccolo dispenser di sacchetti. È una spesa minima, ma migliora la vita a tutti. Anche al cane, che sa dove andare.

E l’amministratore, che fa?

L’amministratore non è né il dog sitter né il veterinario del palazzo. Ma ha un ruolo importante: facilitare il dialogo, vigilare sul rispetto delle regole, mediare nei conflitti. Non può ordinare l’allontanamento di un cane, ma può convocare un’assemblea per definire regole chiare. Può anche scrivere lettere formali ai proprietari in caso di segnalazioni ripetute.

E se il cane viene lasciato solo per giorni, senza acqua né cibo? Allora l’amministratore può – e deve – attivarsi, contattando i servizi veterinari dell’ASL o le forze dell’ordine, perché in quel caso c’è un problema di maltrattamento animale. Che, ricordiamolo, è un reato penale.

Il lato bello che spesso dimentichiamo

Oltre alle liti e alle lamentele, i cani in condominio sono spesso collante sociale. Chi ha un cane conosce tutti, saluta tutti, sa chi abita al primo e chi è appena traslocato. Le passeggiate diventano occasioni di incontro. I bambini si affezionano. Gli anziani si sentono meno soli. In alcuni condomini più “illuminati” esistono addirittura bacheche con le foto dei cani del palazzo. Nome, razza, abitudini. Un piccolo gesto per umanizzare (anzi, “animalizzare”) il condominio.

Una proposta per questa giornata

Perché non usare il 26 agosto per un piccolo evento? Una merenda nel cortile con i cani protagonisti. Una raccolta di cibo per il canile della zona. Un concorso fotografico condominiale “il cane più simpatico del palazzo”. Idee semplici, che però accendono il senso di comunità. E fanno capire che i cani, più che un problema, possono essere una risorsa.

Conclusione

In un tempo in cui i rapporti di vicinato sono spesso tesi, e l’assemblea sembra un campo di battaglia, il cane può diventare – paradossalmente – un mediatore. Certo, a patto che non abbaia troppo, che non lasci scie maleodoranti e che non decida di inseguire la signora Maria mentre porta le buste della spesa.

In fondo, vivere in condominio è come vivere in branco. E il branco, si sa, ha bisogno di regole… ma anche di affetto.

Buona Giornata Mondiale del Cane a tutti. Padroni, vicini e amici a quattro zampe. 🐾

Redazione