giovedì, 17 luglio 2025

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Al buio e senz’acqua: quando l’amministratore dice “non ci sono soldi”

A scriverci questa volta è un lettore esasperato:

“È possibile che l’amministratore si rifiuti di pagare la luce dicendo che non ci sono soldi in cassa? Una volta ci ha lasciati senz’acqua per una settimana e ora siamo di nuovo al buio, senza ascensore.”

La domanda è tanto semplice quanto spinosa. Quando un amministratore condominiale invoca la mancanza di fondi per giustificare l’interruzione di servizi essenziali, dove finisce la realtà contabile e dove inizia l’inadempienza?

Il quadro normativo: pochi soldi, tanti doveri

Sì, è vero: l’amministratore non può pagare ciò che non può permettersi, e una cassa condominiale vuota rappresenta un ostacolo concreto alla gestione quotidiana. Ma – ed è un “ma” importante – la legge non gli consente di lavarsene le mani.

L’art. 1130 del Codice Civile è chiaro: l’amministratore ha il dovere di assicurare la conservazione delle parti comuni, e questo include la continuità dei servizi essenziali: luce, acqua, ascensore, riscaldamento.

Se mancano i fondi, non può mancare la gestione

Quando la cassa è a secco, l’amministratore deve agire con tempestività, e ha diversi strumenti a disposizione:

  • sollecitare i condomini morosi, eventualmente con provvedimenti legali;
  • chiedere un fondo cassa straordinario in assemblea;
  • informare tempestivamente tutti i condomini sulla situazione, senza attendere il blackout o l’interruzione dell’acqua;
  • in casi urgenti, chiedere all’assemblea l’autorizzazione per anticipare fondi o accendere un piccolo fido bancario.

Quello che non può fare è rimanere immobile.

“Dire ‘non ci sono soldi’ senza aver fatto nulla per prevenirlo o risolverlo non è una scusa: è un campanello d’allarme”
sottolinea un esperto della Camera Condominiale Varese, che da anni monitora casi simili.

Cosa possono fare i condomini

Se il condominio rimane senza servizi fondamentali, i condomini hanno tutto il diritto – e il dovere – di reagire. Come?

  1. Richiedere un’assemblea straordinaria urgente, anche con autoconvocazione (è sufficiente 1/6 dei millesimi).
  2. Analizzare lo stato patrimoniale: chi non ha pagato? Sono stati avviati i recuperi?
  3. Chiedere spiegazioni formali all’amministratore, e pretendere risposte scritte.
  4. Valutare la revoca dell’amministratore per gravi irregolarità, anche per via giudiziale.

Nei casi più gravi, come interruzioni prolungate di acqua o luce, potrebbero configurarsi violazioni ben più gravi, con potenziali responsabilità anche di natura penale, soprattutto se il disagio colpisce soggetti fragili (anziani, disabili, bambini).

Il punto è semplice: la mancanza di fondi può essere reale, ma non può diventare un alibi per non amministrare.
Chi guida un condominio ha il dovere di cercare soluzioni, non di alimentare il problema.

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