sabato, 26 luglio 2025

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Chi controlla la banca del condominio? Il diritto (spesso dimenticato) dei condomini di sapere dove finiscono i loro soldi

Nel grande teatro condominiale, fatto di assemblee accese, scale da pulire, tetti da riparare e mille incombenze quotidiane, c’è un attore silenzioso che, però, meriterebbe un applauso – o almeno un’occhiata più attenta: il conto corrente condominiale.
Sì, proprio lui. Il cassetto digitale dove confluiscono le rate che i condomini pagano con regolarità, i soldi destinati alle spese ordinarie e straordinarie, i bonifici in uscita per imprese e fornitori.
Eppure, spesso ci si dimentica che quei soldi non sono dell’amministratore, ma della comunità condominiale. E che i condomini hanno il pieno diritto di sapere come vengono gestiti.

Un diritto stabilito dalla legge

L’art. 1129 del Codice Civile, come modificato dalla riforma del condominio del 2012, parla chiaro:

“L’amministratore è tenuto ad aprire un conto corrente intestato al condominio, sul quale devono transitare tutte le somme ricevute e pagate per conto del condominio.”
Non solo:
“Ciascun condomino, per il tramite dell’amministratore, ha diritto di accedere ai documenti giustificativi di spesa e ai relativi estratti conto.”

Tradotto: ogni condomino può (e dovrebbe) chiedere di vedere gli estratti conto bancari del condominio, i movimenti, i saldi, gli accrediti e i pagamenti effettuati.
Non è sfiducia, è trasparenza. Non è sospetto, è consapevolezza.

Ma nella pratica cosa succede?

Succede che molti amministratori sono diligenti, comunicano saldi e movimenti in assemblea, allegano gli estratti conto alla rendicontazione annuale, offrono accesso digitale alla documentazione.
Ma succede anche che alcuni amministratori non gradiscano troppe domande, rimandino le richieste, usino un tono irritato quando qualcuno chiede conto delle spese.

E qui nasce il cortocircuito: il conto è del condominio, ma può finire per essere gestito come un salvadanaio personale da chi, invece, dovrebbe essere solo un gestore terzo. Il fatto che sia intestato al condominio serve proprio a separare quei fondi dal patrimonio dell’amministratore. Il che significa, tra l’altro, che in caso di fallimento o pignoramenti personali, i soldi condominiali sono al sicuro. Ma serve vigilanza.

Cosa può (e deve) fare il condomino attento

La buona notizia è che il condomino non ha bisogno di autorizzazione dell’assemblea per richiedere copia degli estratti conto. Basta fare richiesta scritta (anche via PEC o email) all’amministratore.
Ecco cosa puoi legittimamente chiedere:

  • Estratti conto bancari mensili o trimestrali
  • Copia delle ricevute di bonifico a fornitori
  • Dettaglio delle entrate (rate, rimborsi, eventuali interessi attivi)
  • Prova dei pagamenti effettuati

Se l’amministratore rifiuta di fornire questi documenti o continua a rinviare, è possibile segnalare la situazione all’associazione di categoria (se è iscritto) oppure, nei casi più gravi, valutare la revoca giudiziale dell’incarico.
Perché trattenere o occultare informazioni di questo tipo può costituire grave irregolarità gestionale.

E se i conti non tornano?

Può succedere. Talvolta si scopre che sono state pagate fatture due volte. O che sono stati saldati fornitori mai visti. O che sono stati versati acconti per lavori mai partiti.
Oppure, più banalmente, che ci sono errori materiali, dimenticanze, accrediti su conti sbagliati.
E allora? Serve spirito collaborativo, ma anche fermezza. Il consiglio è sempre lo stesso: costruire una buona documentazione, chiedere chiarimenti per iscritto, coinvolgere altri condomini, e – quando serve – farsi assistere da un revisore condominiale, figura sempre più necessaria per verifiche approfondite.

Un ruolo chiave: l’amministratore trasparente

Un amministratore serio non ha nulla da temere da una richiesta di accesso ai conti. Al contrario, dovrebbe essere il primo a fornire strumenti di controllo.
Oggi molte piattaforme digitali per la gestione condominiale permettono ai condomini di accedere in autonomia ai documenti contabili e bancari. Se il tuo condominio non le utilizza, potresti proporlo all’assemblea.

Perché la trasparenza non si impone, si coltiva.
E in una stagione in cui la fiducia verso le figure di rappresentanza è fragile, anche il mondo condominiale deve fare la sua parte.

Conclusione: il conto condominiale è di tutti

Se c’è una regola d’oro nella vita in comune è questa: i soldi condivisi devono essere controllabili da chi li versa.
Così come controlliamo il nostro estratto conto personale, dovremmo abituarci a leggere anche quello del nostro condominio. Non per fare le pulci a nessuno, ma per sentirci parte di una gestione consapevole e partecipata.

Perché un condominio in cui nessuno guarda il conto corrente è come una nave dove nessuno si preoccupa della rotta: magari va bene per un po’, ma prima o poi si rischia la deriva.

E allora sì: apriamo i conti. Apriamo gli occhi. E apriamo anche un dialogo serio e rispettoso con chi gestisce i nostri spazi. Perché la buona convivenza comincia anche da qui.

Redazione