lunedì, 4 agosto 2025

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Il Condominio come microcosmo sociale

Sono stati scritti, e tuttora lo sono, tanti romanzi ambientati in un condominio, dove spesso è il condominio stesso ad assumere quasi il ruolo di protagonista. Si tratta quasi sempre di un gruppo di persone che vivono le proprie storie, romantiche, problematiche, a volte drammatiche, e il condominio funge da “collante”, da ambientazione che unifica, pareggia, attenua le differenze, che siano sociali, economiche, culturali, generazionali.

Il fatto di vivere nello stesso posto porta le persone, a volte loro malgrado, ad avere rapporti che altrimenti non esisterebbero. Sono vite parallele che non si incontrerebbero mai se non fosse per questo piccolo mondo all’interno del quale si sono trovati a convivere, per questa città in miniatura dove ogni porta nasconde una vita, una storia, una possibilità di incontro.

Il condominio porta con sé la necessità di condividere: gli spazi, l’ascensore, una torta lasciata sulla porta di qualcuno, il contatto di un elettricista o di un idraulico, sul pianerottolo il profumo del caffè o di un intingolo per il pranzo domenicale, l’apri-chiudi del portone di ingresso … e un frequente astio nei confronti dell’amministratore, che tante volte si trova costretto a conciliare i tanti micro-conflitti derivanti dalla diversità di opinioni di famiglie e individui con background differenti. Questa necessità di mediazione, di dialogo, di compromesso rispecchia il funzionamento delle relazioni sociali e politiche su scala più ampia.

I rapporti di vicinato possono variare dalla solidarietà alla diffidenza. Si formano alleanze, rivalità, a volte perfino amicizie, e c’è sempre qualcuno che tenta di manipolare qualcun altro per avere un voto all’assemblea condominiale.

Da una finestra puoi vedere tante cose quando le luci sono accese: una donna che stira su un balcone per vincere la calura, nella cucina accanto un papà prepara la cena al figlio piccolo, c’è chi legge, c’è chi scrive, una ragazzina studia nella sua cameretta con le cuffie sulle orecchie.

Non li conosciamo per nome ma li vediamo sempre e sappiamo cosa fanno, a che ora tornano, chi invitano a pranzo o a cena. Vediamo le automobili posteggiate e sappiamo che sono in casa, oppure dagli spazi vuoti sappiamo che sono al lavoro, a fare spese, in vacanza. Li vediamo uscire in bicicletta o con il borsone della palestra o, anche, già pronti per correre, e pensiamo che anche a noi piacerebbe essere così attivi.

Certo le esigenze degli altri possono anche infastidire: una televisione a volume troppo alto, una lavatrice fatta partire tardi la sera, un rumore di tacchi al piano di sopra. E a volte pensiamo che ci piacerebbe di più vivere in una casa singola, con il proprio giardino e nessun rumore, se non quello del silenzio. Lo sopporteremmo?

Bella domanda.

Raffaella Cremonesi