martedì, 26 agosto 2025

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Il condominio è come un’orchestra: convivenze che suonano con armonia

C’è chi sale e scende le scale senza mai salutare. Chi mette musica a tutto volume quando gli altri vorrebbero dormire. Chi si prende cura del giardino e chi ignora il sacchetto fuori dal portone da tre giorni. In fondo, vivere in condominio è come suonare in un’orchestra: ognuno ha il suo strumento, la sua voce, ma senza una direzione comune, il risultato rischia di essere una cacofonia.

Eppure, come in ogni ensemble che si rispetti, anche in condominio può nascere l’armonia. Serve ascolto, attenzione, ritmo. E un pizzico di pazienza.

Ogni condomino è uno strumento

C’è il violino solista, magari quello che partecipa a tutte le assemblee e vuole sempre dire la sua. C’è il contrabbasso, silenzioso e presente. Poi i fiati: allegri, a volte un po’ rumorosi. E le percussioni: pochi colpi, ma decisi, come chi interviene solo per segnalare un problema urgente.

In questa metafora musicale, ognuno ha il proprio ruolo. Non serve che tutti si piacciano, ma che imparino a rispettare i tempi, le pause, il tono. Perché il segreto non è solo suonare bene da soli, ma suonare bene insieme.

L’amministratore? Il direttore d’orchestra

Spesso criticato, raramente applaudito, l’amministratore condominiale è il direttore d’orchestra. Non impone le note, ma le coordina. Tiene il tempo, legge la partitura (cioè il regolamento), cerca di far emergere il meglio da ogni sezione. E, quando necessario, richiama l’attenzione sul ritmo sbagliato.

Un bravo direttore non è autoritario, ma autorevole. E un’assemblea ben condotta è come una prova generale: si sistemano gli equilibri prima del grande concerto quotidiano della convivenza.

Le partiture comuni: regole, bilanci e buonsenso

Ogni orchestra ha spartiti da seguire. In condominio si chiamano regolamento, tabelle millesimali, delibere assembleari. Senza regole condivise, si rischia l’improvvisazione confusa, dove ciascuno suona per conto proprio.

Ma attenzione: la regola non basta. Serve interpretazione, comunicazione, e — soprattutto — buonsenso. Anche la musica migliore ha bisogno di sfumature, di silenzi, di gesti non scritti ma sentiti.

Quando manca l’armonia

Un condominio può anche suonare stonato. Succede quando i rapporti si irrigidiscono, le incomprensioni diventano rancori, le decisioni si impantanano. È come in un’orchestra in cui ogni strumento vuole prevalere, o in cui nessuno ascolta l’altro.

In questi casi, la mediazione è come un accordatore: aiuta a ritrovare l’equilibrio, a correggere le note sbagliate prima che si trasformino in conflitti.

Vivere in condominio è come partecipare a un’opera collettiva

Non si può scegliere chi ci abita accanto, ma si può scegliere il modo di conviverci. Con la gentilezza di un flauto, la fermezza di un timpano, la flessibilità di un clarinetto.

Ogni giorno, tra portoni che si aprono, ascensori che si incrociano, panni stesi e riunioni condominiali, va in scena una piccola sinfonia urbana. A volte dissonante, a volte perfetta. E come ogni buona orchestra, il condominio funziona solo se si suona insieme.

Redazione