sabato, 2 agosto 2025

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La rivoluzione silenziosa dei nonni in condominio

Quando Adele ha deciso di lasciare la sua casa, quella dove aveva vissuto per quarant’anni con il marito, i figli e i ricordi, l’ha fatto con una fitta al cuore. Ma anche con una certezza: non voleva finire in una stanza d’ospedale camuffata da casa di riposo, né restare sola in un appartamento troppo grande e silenzioso.

Oggi Adele ha 78 anni, vive in un appartamento luminoso con un piccolo balcone affacciato sul cortile, e la sua giornata è piena: al mattino fa ginnastica dolce con tre vicine, al pomeriggio si occupa della piccola biblioteca del condominio, e una sera a settimana partecipa al cineforum del salone comune. “È come vivere in un paese – racconta – ma senza doversi spostare da casa”.

Quello in cui vive Adele si chiama Senior Housing. In italiano suona un po’ meno elegante: “cohousing per anziani”. Ma non lasciatevi ingannare dal nome. Si tratta di una rivoluzione silenziosa che sta prendendo forma anche in Italia, e che sta cambiando il volto del nostro modo di abitare l’età che avanza.

Non un ricovero, non un appartamento qualsiasi

Il Senior Housing è un modello abitativo pensato per gli anziani autosufficienti che vogliono mantenere la propria indipendenza, ma desiderano allo stesso tempo una vita più ricca di relazioni, sicura, e alleggerita dalle incombenze quotidiane.

Ogni abitante ha il proprio appartamento privato, ma attorno ci sono spazi comuni, attività condivise, e una comunità che non è solo un insieme di vicini, ma una piccola rete di relazioni. In fondo, è un condominio. Solo progettato con un pizzico di umanità in più.

Chi ci vive non è sorvegliato, ma accompagnato. Non è controllato, ma coinvolto. E se qualcosa non va, c’è chi può intervenire. Una figura di coordinamento, un amministratore sensibile, una struttura di supporto.

Una risposta a un’Italia che invecchia

Oltre 14 milioni di italiani hanno più di 65 anni. E, in tantissimi casi, vivono soli. Le famiglie si fanno piccole, i figli si spostano, e le case diventano troppo grandi. E allora?

Allora servono idee nuove. Ma anche soluzioni pratiche. Il cohousing per anziani è una di queste. Riduce la solitudine, migliora la qualità della vita, aiuta a invecchiare attivamente e con dignità.

E soprattutto non costa di più. Anzi, in molti casi è più conveniente di vivere da soli in un appartamento da gestire interamente.

Esempi reali: storie dal condominio

Giovanni, 82 anni, ex falegname, ha trovato nel cohousing una seconda giovinezza. “All’inizio pensavo fosse un’americanata – racconta – poi mi sono reso conto che qui nessuno ti lascia solo a guardare il muro”.

Fa parte del gruppo che si occupa dell’orto condiviso, partecipa alle assemblee con entusiasmo, e ha persino riscoperto l’amore: “Una vicina, vedova anche lei, mi ha prestato un libro. Ora ci vediamo ogni sabato a bere un bicchiere di vino rosso”.

Piccole storie, sì. Ma tutte insieme raccontano una grande trasformazione: quella di un abitare che cura, che fa bene, che non dimentica chi ha già dato tanto.

Vivere bene anche in condominio? Si può

La convivenza, si sa, può non essere semplice. Ma nel cohousing per anziani, il condominio cambia volto. Le regole ci sono – anzi, spesso sono più precise del normale – ma lo spirito è diverso. Non si cerca il conflitto, ma l’equilibrio.

I regolamenti interni sono pensati per il rispetto reciproco. Gli amministratori (quando ben scelti) diventano facilitatori, e le riunioni sono occasioni di confronto più che battaglie.

Sembra un’utopia? Eppure, funziona. E dimostra che il condominio, se ben gestito, può essere una risorsa per il benessere collettivo.

E ora, cosa manca

Il cohousing per anziani funziona. Ma non è ancora abbastanza diffuso. Perché?

  • Manca una cornice normativa chiara.
  • Manca il coraggio (e l’interesse) di alcuni enti pubblici e privati.
  • Manca ancora, forse, una vera cultura dell’invecchiamento attivo.

Ma qualcosa si muove. In molte città italiane si stanno sviluppando progetti pilota, e alcuni Comuni stanno iniziando a sostenere queste esperienze. Anche le cooperative edilizie si stanno interessando. E le famiglie – soprattutto i figli adulti – iniziano a chiedersi: “Perché lasciare sola mamma, se esiste una soluzione diversa dalla RSA?”

Il futuro è di chi lo abita bene

Il Senior Housing non è una moda. È una necessità che diventa opportunità. Una risposta abitativa che fa bene alla persona, al territorio, e perfino ai bilanci.

E non riguarda solo chi ha già i capelli bianchi. Riguarda tutti noi. Perché, se ci pensiamo bene, ciascuno di noi un giorno potrebbe voler vivere in un posto dove sentirsi al sicuro, rispettato, ascoltato. Un posto dove abitare con leggerezza, anche quando le gambe sono un po’ più lente.

Perché la vecchiaia non è una malattia. È una stagione della vita. E ogni stagione merita la sua casa giusta.

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