“Non è la forza, ma la perseveranza, che fa le grandi opere.”
— Samuel Johnson
C’era una volta – ma in realtà accade ancora oggi – un condominio minimo, appena quattro unità immobiliari in un piccolo edificio di provincia, senza amministratore né troppe formalità. Eppure, tra i suoi abitanti c’era chi guardava lontano. Un condòmino, deciso e volenteroso, aveva intravisto nel Superbonus 110% un’opportunità da non perdere: riqualificare l’immobile, aumentare il valore patrimoniale, ridurre i consumi. Un piano perfetto, almeno sulla carta.
La macchina si mise in moto, si parlarono con i tecnici, si raccolsero informazioni, si cercò di mettere insieme le delibere necessarie e si compilò un fascicolo che crebbe settimana dopo settimana.
La strada, però, si rivelò da subito in salita: la burocrazia era pesante, la normativa mutevole e le incombenze tecniche si moltiplicavano. Il cantiere non partì mai, e il Superbonus – con i suoi vincoli e le sue proroghe a tempo – finì per svanire, lasciando spazio a un più sobrio ma ancora utile Bonus Ristrutturazione al 50%. A quel punto, il progetto era ancora in piedi, ma le fondamenta (non solo quelle dell’edificio) traballavano.
Il condòmino “leader”, per quanto animato da entusiasmo e spirito di servizio, non aveva le competenze per gestire appaltatori, responsabilità civili, contabilità e adempimenti fiscali.
Fu a quel punto che, con lucidità e un pizzico di umiltà, si decise di fare un passo indietro per farne due avanti. Fu contattato un amministratore professionista, certificato anche come Revisore Condominiale secondo la norma UNI 11777, con il compito di affiancare il condominio in quella che, ormai, era una vera e propria gestione straordinaria complessa.
Si aprì così una fase nuova e strutturata: il professionista convocò incontri, studiò la documentazione pregressa, ricostruì la storia amministrativa del condominio e pianificò con ordine i passaggi successivi. Ma non fu solo. A coadiuvarlo vi fu anche un commercialista che, con visione lucida, aveva impostato la fiscalità del condominio sin dalle prime fasi e svolto una due diligence preventiva sui possibili benefici fiscali e sulla posizione dei singoli condòmini, evitando brutte sorprese e chiarendo a tutti chi potesse effettivamente detrarre e in che misura.
Nel frattempo, emerse un nuovo ostacolo: uno dei condòmini smise di versare le proprie quote, bloccando flussi economici già fragili. Fu coinvolto un avvocato che, consapevole della potenza dello strumento, avviò una procedura di mediazione civile. I toni dapprima accesi si smorzarono presto grazie al valore aggiunto portato dalla figura dell’amministratore/revisore: la sua presenza e sapienza tecnica nel dialogo calmarono gli animi e fornirono i numeri, veri e trasparenti, che mancavano al confronto.
Il risultato? Il condòmino moroso comprese che l’intervento era serio, vantaggioso e ben strutturato, e firmò (nel tempo di un solo incontro) un piano di rientro. Il cantiere poté riprendere e proseguire.
Il finale di questa storia non è ancora scritto (le opere, salvo imprevisti, dovrebbero concludersi entro settembre), ma la vera lezione non si trova nell’esito di questa “avventura”, bensì nel fatto che quel piccolo condominio, dopo inciampi e passi incerti, ora marcia su una rotta ben tracciata, con un sistema di gestione che garantisce serietà, trasparenza e controllo.
Questa storia dimostra che anche nei contesti più piccoli e apparentemente “domestici” servono competenze forti. I bonus edilizi non sono mai stati un premio a prescindere, ma una possibilità, spesso straordinaria, che si realizzava solo quando si affrontano con serietà, metodo, collaborazione e la giusta dose rigore prudenziale.
Dott.Gianluca Carullo