Gallarate, la mini-discarica davanti alle case popolari: tra rabbia e soluzioni possibili

Commento e proposte dopo l’articolo de La Prealpina

Un divano, una poltrona e tanti dubbi

Basta un’occhiata per capire che non è arte contemporanea: da più di due mesi, in via Pradisera zona di case popolari ad opera di Aler — si è formata una mini-discarica davanti ai cassonetti della differenziata. Un divano, una poltrona, fusti di vernice e pallet fanno bella mostra di sé, generando sgomento tra i residenti Prealpina. L’estetica degradata convive con il timore di rischi per la salute e l’igiene, mentre la domanda si fa insistente: chi deve togliere questi ingombranti?

Il paradosso delle segnalazioni

Gli operatori della raccolta porta a porta — Ala Linea Ambiente — svuotano regolarmente plastica, carta, vetro e umido. Ma quando si tratta di rifiuti ingombranti la questione cambia: serve una richiesta motivata e un contributo a pagamento. E finché non arriva quell’interazione formale, la mini-discarica resta lì Prealpina. Inutile ironizzare sull’”installazione d’arte”, come qualcuno ha fatto: il disagio è reale, e cresce di giorno in giorno.

Chi ha le chiavi del problem

La Aler replica: nessuna chiamata dai residenti e nessuna competenza diretta sulla piazzola interessata. Per avviare la rimozione servirebbe la firma della metà più uno dei condomini Prealpina. E qui si riaccende la tensione: le responsabilità non possono diventare un labirinto burocratico che ostacola una soluzione concreta.

Cinque soluzioni concrete per uscire dal pantano

1. Assemblea locale lampo
Con poche firme (un sesto dei millesimi), i residenti possono convocare una mini-assemblea. Deliberano di contattare Aler o Ala per l’azione coesa. Nessun pretesto burocratico, solo un mandato collettivo: via libera alla rimozione.

2. Lettera formale all’Aler
L’amministratore — o un portavoce nominato — invia una PEC all’ente, evidenziando il rischio igienico e la situazione di degrado. Spesso una comunicazione ufficiale smuove più di mille segnalazioni anonime.

3. Richiesta diretta ad Ala con offerta condominiale
I condomini possono coordinarsi: raccolgono le adesioni, pagano la tariffa unica e chiedono la rimozione completa degli ingombranti in un solo intervento.

4. Allerta ai servizi comunali
Spesso l’abbandono di rifiuti in prossimità di abitazioni pubbliche è anche materia di polizia locale. Una segnalazione al Comune può portare a una sanzione agli incivili e a un intervento immediato.

5. Monitoraggio condiviso
Un calendario di turno tra i condomini per controllare periodicamente l’area e segnalare tempestivamente abusi: la sorveglianza informale a volte basta a scoraggiare nuovi abbandoni.

Conclusione: dal degrado alla cura collettiva

Questo episodio — raccontato oggi da La Prealpina — non è solo un caso gallaratese. Rappresenta il bivio tra l’incuria e la rigenerazione del vivere comune. Basta una spinta organizzata: pochi condomini motivati, un assemblea, un atto formale e l’intervento diventa realtà.

Perché il vero asset del condominio medio non è solo la carta dei millesimi, ma il senso di comunità che trasforma un vicolo sporco in un luogo curato e rispettato

Redazione