Oggi pomeriggio, 19 luglio, le strade di Varese si coloreranno di arcobaleno. Il Pride torna nella nostra città non solo come evento festoso e partecipato, ma come momento civile, profondamente politico e umano, che richiama tutti – cittadini, istituzioni, associazioni, condomini – a interrogarsi sul valore della diversità e della convivenza.
Beneventi in Condominio, nata per raccontare con precisione e passione la vita nei contesti condominiali italiani, ha scelto di essere simbolicamente presente, perché il tema dell’inclusione non riguarda solo le piazze. Riguarda i pianerottoli, le scale condivise, i cortili, gli spazi comuni. Riguarda le parole dette nei corridoi e quelle taciute in assemblea. Riguarda la capacità di costruire convivenze reali, non ipocrite, non solo tolleranti ma accoglienti.
Il Pride, in fondo, parla proprio di questo: di persone che vogliono vivere, amare, esprimersi senza dover chiedere il permesso. Di corpi e identità che troppo spesso sono state giudicate “fuori posto”, quando il problema non era il posto, ma lo sguardo altrui. Se c’è un luogo dove l’accettazione e il rispetto devono essere praticati ogni giorno, è proprio il condominio. Quella piccola società obbligata in cui famiglie diverse, anziani soli, giovani coinquilini, nuovi cittadini e vecchi residenti sono chiamati a condividere più che muri: responsabilità, regole, ascolto.
E allora sì, oggi pomeriggio a Varese non sfilerà solo la comunità LGBTQIA+, ma anche un’idea più ampia di cittadinanza: quella che sa che il rispetto non è una gentile concessione, ma un diritto. Che la libertà non si limita a ciò che facciamo dentro casa, ma si costruisce anche nelle relazioni con il vicino. Che il vivere insieme richiede cultura, non semplici regolamenti.
Chi lavora nel mondo condominiale lo sa bene. Gli amministratori più attenti si sono già trovati a gestire situazioni dove l’identità di genere, l’orientamento sessuale, o anche solo la differenza culturale, sono stati motivo di tensione. È successo con affittuari trans discriminati da altri condomini. Con giovani coppie dello stesso sesso guardate con sospetto. Con nuclei “non tradizionali” che non rientrano nella visione ottocentesca della famiglia italiana.
Non sempre questi episodi finiscono nei verbali. Spesso restano nelle pieghe delle conversazioni, negli sguardi, nei piccoli sabotaggi quotidiani. Ma sono reali. E se ignorati, si trasformano in conflitti. O peggio: in solitudini silenziose.
Per questo, oggi più che mai, servono amministratori formati non solo su bilanci e tabelle millesimali, ma anche su dinamiche relazionali, culturali, sociali. Serve un condominio che non si limiti ad “accettare” le diversità, ma che le sappia leggere come una risorsa, un’occasione di crescita, di apertura, persino di bellezza.
Dobbiamo iniziare a porci domande nuove. I nostri regolamenti condominiali sono ancora coerenti con la società che cambia? Le assemblee si svolgono in un clima inclusivo? Gli avvisi e le comunicazioni sono rispettosi di tutte le identità? L’amministratore è in grado di gestire episodi di micro-discriminazione? Gli spazi comuni possono diventare luoghi dove sentirsi accolti?
Ecco perché oggi Beneventi in Condominio sceglie di esporsi, con serietà e coerenza. Non per fare bandiera, ma per fare chiarezza. Perché il nostro mestiere, da giornalisti e da cittadini, è contribuire a creare cultura. E non c’è cultura senza diritti. Non c’è buon vivere senza equità.
Mentre la parata si muoverà per le vie di Varese, mentre i colori sfideranno l’afa e le note renderanno leggera la fatica di chi ogni giorno combatte per essere semplicemente sé stesso, noi saremo idealmente lì. Non con lo spirito dell’evento, ma con lo sguardo della riflessione. Perché ogni manifestazione pubblica è anche un’occasione privata, intima, per chiederci chi siamo e chi vogliamo essere.
Un giorno, forse, non ci sarà più bisogno di Pride. Quando nessun amministratore dovrà difendere un condomino discriminato. Quando le differenze saranno vissute con naturalezza. Quando i bambini potranno crescere vedendo che in ogni casa, in ogni famiglia, c’è dignità, amore, normalità.
Fino ad allora, continueremo a scrivere. A raccontare. A scegliere le parole con cura. E a credere che anche un regolamento condominiale può contenere, tra le righe, una piccola dichiarazione dei diritti umani. Sta a noi leggerla. E farla vivere.
Buon Pride, Varese. Buon Pride, condomìni d’Italia.
Redazione