Specchio, specchio delle mie brame chi è l’amministratore più bravo del reame?
L’archivio dello studio di un amministratore di condominio è l’antro del Caos: si sa quando si entra ma non si sa – se, quando e come – si esce! Alla perenne ricerca di documenti introvabili e seppellita da pile di scartoffie impolverate, mi imbatto in uno specchio magico e, per gioco e per diletto, gli chiedo “Specchio, specchio delle mie brame chi è l’amministratore più bravo del reame?” Lo Specchio, senza esitazione alcuna, con scherno e derisione suprema, mi spiattella ogni virtù del professionista modello e mi sussurra “L’amministratore più bravo del reame è l’amministratore che studia il potere delle parole e fa del cambiamento il suo obiettivo”. Resto interdetta, spiazzata e anche un po’ arrabbiata.
Ma cosa diavolo significa che è bravo “l’amministratore che studia il potere delle parole”? Significa che occorre studiare, affinare e far propria l’intelligenza linguistica. Molti conoscono l’intelligenza emotiva, altri l’intelligenza sociale, altri ancora l’intelligenza artificiale, ma cosa s’è l’intelligenza linguistica? E’ la “magia nera” che definisce benzina “verde” un carburante terribilmente inquinante. E’ la “magia nera” che definisce “missione di pace” l’atrocità della guerra. E’ la magia nera che definisce “fuoco amico” la morte provocata dai tuoi stessi alleati. L’intelligenza linguistica è dunque la “bacchetta magica” che trasforma parole negative in parole friendly. L’intelligenza linguistica è dunque una riflessione su ciò che le parole possono fare, nel bene e nel male, spesso senza che noi ne siamo assolutamente consapevoli. Le parole sono le catene con le quali ci hanno incatenato, ma possono essere anche lo strumento con il quale ci ribelliamo.
Perché è cosi importante l’IL? Non certo perché arricchisce il nostro vocabolario (risultato di per se stesso decisamente non trascurabile) ma perché l’utilizzo di parole diverse incide profondamente sul nostro stato d’animo, sulla narrazione che abbiamo di noi stessi e sulla percezione che diamo di noi stessi agli altri. Il pensiero di Kobe Bryant è illuminante “Se non credi in te stesso, nessuno lo farà per te”. Ecco, mi sono convinta che noi amministratori siamo i primi a non credere in noi stessi, siamo i primi a fare una pessima narrazione di noi stessi, siamo i primi a suscitare la negatività negli altri.
Ma ci ascoltiamo quando ci chiedono qual è la nostra professione? Alziamo gli occhi al cielo, sospiriamo, arrossiamo e, quasi scusandoci, diciamo che siamo amministratori di condominio. E se provassimo a stravolgere questa narrazione? E se dicessimo al nostro interlocutore “Sono un imprenditore immobiliare che gestisce decine di milioni l’anno, esperto di contabilità e recupero crediti, che si relaziona con legali, ingegneri e proprietari” Diciamo una bugia? Assolutamente no. Solo che la prima risposta suscita derisione, compassione e sopraffazione. La seconda, suscita rispetto, ammirazione, quasi invidia. Questa considerazione oggettiva ci porta a delineare la prima regola del cambiamento consapevole: basta con la modestia. Basta! La modestia non è una virtù, è un difetto. Dobbiamo bannare la parola modestia sia dal nostro vocabolario che dal nostro DNA. Noi amministratori dobbiamo imparare a “tirarcela” un po’ di più, molto di più, perché la scelta delle parole che usiamo nel descrivere la nostra professione è determinante sia per la nostra autostima, sia per la percezione che gli altri hanno di noi.
Facciamo degli esempi concreti: la REVOCA AMMINISTRATORE. La revoca è spesso accompagnata da una sensazione latente di umiliazione che mina inconsciamente la nostra autostima, un senso di sconfitta che ti si appiccica nell’anima. Ma proviamo a riavvolgere il nastro della nostra esperienza e a fare una nuova narrazione. Quand’è che veniamo revocati? Quando diciamo NO al super boss del condominio, quando diciamo NO al super lavoro, quando non sacrifichiamo la nostra famiglia, quando rispettiamo la nostra privacy. Insomma, a ben vedere, la revoca NON È UMILIAZIONE ma RIBELLIONE. Dobbiamo vivere la revoca a testa alta, quasi con orgoglio perché una cosa è certa: alcuni condòmini possono detestarci, biasimare, persino arrivare a odiarci ma nessuno può fare a meno dell’amministratore di condominio.
Questa riflessione ci porta a definire una regola aurea che deve essere il nostro mantra: Nessuno può farci stare male senza il nostro permesso. Siamo noi che dobbiamo fare l’incantesimo con le parole. Siamo noi a doverle manipolare e non dobbiamo e non possiamo permetterci di farci ferire dalle parole degli altri. Dobbiamo diventare alchimisti delle parole perché come afferma magistralmente il linguista Paolo Borzacchiello “Le parole che usi dicono da dove vieni, le parole che scegli dicono dove vuoi andare”.
Ma lo Specchio ha sentenziato che il più bravo del reame non è solo l’amministratore che usa il potere delle parole ma anche colui che diventa artefice del cambiamento. Se partiamo dall’assunto che gli amministratori di condominio sono campioni assoluti di resilienza, si comprende bene come saper gestire il cambiamento sia una abilità più unica che rara. Infatti, se intendiamo la resilienza come la capacità di adattamento all’ambiente avverso e circostante, ebbene, noi amministratori ci siamo adattati fin troppo: ai luoghi comuni, all’essere considerati professionisti di serie B, ad essere il servitore sciocco del legislatore, Ci siamo adattati troppo e questo adattamento ci ha precluso ogni cambiamento. La resilienza è una medaglia di latta.
S. Agostino diceva una cosa bellissima. La Speranza ha due figli. La prima si chiama Indignazione. Il secondo Coraggio. L’indignazione serve a farci capire cosa non ci piace, cosa non riusciamo a tollerare. E il Coraggio serve a cambiare cosa non ci piace. Si cambia cambiando, non parlando di cambiamento! Se per cambiare aspettiamo il coraggio non faremo mai nulla. Nonostante la paura, noi dobbiamo agire. Il successo non si ottiene senza paura, ma grazie alla paura! Dobbiamo avere il coraggio delle nostre idee. Solo cosi otteniamo i risultati che desideriamo. Dobbiamo adottare comportamenti coerenti con le nostre idee. Come sviluppare la coerenza? Con calma, forza e determinazione. Attraverso la spiegazione delle nostre idee. Senza fretta, ma senza indugio. Coraggio e Tempo. Coraggio di usare le parole in cui crediamo e Tempo per mettere in campo tutti i nostri ideali.
Interpello un’ultima volta lo specchio e quasi timorosa di nuove sorprese gli chiedo….Specchio, specchio delle mie brame, ma alla fine, chi è l’amministratore più bravo del reame? Lo specchio sembra sospirare….incerto se frantumarsi per la rabbia o per la frustrazione e poi con fare ammiccante lancia la sua sentenza….
“L’Amministratore più bravo del reame è l’amministratore che lancia sfide, a se stesso e agli altri, e qualcuna di queste sfide la vince anche”.