Vita in condominio e responsabilità: il patentino tra le museruole e il bon ton

Un patentino per i proprietari di cani considerati “potenzialmente pericolosi” o, come definito nel testo approvato, “impegnativi”. È questa la proposta di legge votata all’unanimità dal Consiglio regionale della Lombardia lo scorso 24 giugno, che ora verrà trasmessa al Parlamento per essere eventualmente adottata a livello nazionale.

Formazione obbligatoria e test finale

Il cuore della proposta consiste in un percorso formativo obbligatorio per chi possiede uno dei 26 (secondo altre fonti 27) cani inseriti in una “save list” stilata sulla base di caratteristiche comportamentali e potenziali criticità nella gestione. Tra le razze interessate compaiono, ad esempio, Rottweiler, Dogo argentino, American Staffordshire terrier, Bullmastiff e Cane corso.

Il patentino, gratuito, si ottiene al termine di un corso teorico di almeno 10 ore e di una parte pratica di minimo 6 ore, con un test finale (CAE-1) gestito da esperti ENCI (Ente Nazionale della Cinofilia Italiana). In caso di ripetuti insuccessi nell’esame (oltre tre in sei mesi), l’ATS potrà disporre misure restrittive, fino all’eventuale affido del cane a un rifugio.

Guinzaglio, museruola e assicurazione obbligatori

Chi possiederà un cane incluso nella lista dovrà attenersi a ulteriori obblighi: tenere l’animale sempre al guinzaglio in luoghi pubblici, dotarlo di museruola nei contesti affollati o sui mezzi di trasporto e stipulare una polizza assicurativa di responsabilità civile per eventuali danni a persone o ad altri animali. Obbligatoria anche la comunicazione del possesso all’ATS di competenza.

La controversa esenzione per i cani con pedigree

A scatenare le polemiche è stato però un emendamento al testo di legge, approvato in Consiglio regionale, che esclude dall’obbligo del patentino i cani con pedigree ENCI. Una decisione motivata, secondo i promotori, dalla garanzia di selezione comportamentale fornita dagli allevamenti certificati.

Critici però i professionisti del settore e le associazioni animaliste: «Un cane con pedigree può comunque sviluppare problemi comportamentali se male educato», osservano diversi veterinari. L’esenzione, accusano, creerebbe una “discriminazione” tra cani di serie A e cani di serie B, oltre a incentivare l’acquisto anziché l’adozione.

LAV: “Serve un patentino universale, non selettivo”

Tra le voci più critiche c’è la Lega Anti Vivisezione (LAV), che ha pubblicato una nota dettagliata per chiarire i limiti della proposta lombarda. «Non si tratta di una legge regionale immediatamente applicabile – sottolinea l’associazione – ma solo di una proposta che dovrà essere discussa dal Parlamento». Inoltre, secondo studi citati dalla LAV, il comportamento di un cane dipende solo per il 9% dalla razza: molto più rilevanti sono fattori legati all’ambiente, all’educazione e alla gestione.

Per questo, secondo la LAV, una misura realmente efficace dovrebbe essere rivolta a tutti i proprietari, indipendentemente dalla razza del cane.

Il cammino legislativo non è finito

Il testo, approvato come proposta di legge regionale, ora dovrà affrontare l’iter parlamentare. Resta da capire se il Parlamento ne accoglierà i principi e con quali eventuali modifiche. I nodi da sciogliere sono ancora molti: dall’elenco delle razze coinvolte al ruolo delle ATS, passando per la questione dell’esenzione dei pedigree e della reale applicabilità delle misure.

In attesa che la politica decida, il dibattito resta aperto tra chi vede nel patentino un utile strumento di prevenzione e chi teme che possa rivelarsi una misura inefficace o, peggio, discriminatoria.

Ma come influisce tutto questo nella condivisione degli spazi condominiali tra condòmini e cani?

Il tema del patentino si intreccia in modo diretto con la quotidianità dei cani in condominio, un luogo dove anche i più piccoli comportamenti possono innescare tensioni. Il Codice Civile – art. 1138 – stabilisce che nessun regolamento può vietare la presenza di animali domestici nelle abitazioni, ma impone comunque ai proprietari obblighi stringenti per garantire il rispetto del buon vicinato. In pratica, nei luoghi comuni, come scale, androni, cortili e ascensori, il cane deve essere tenuto al guinzaglio (non più lungo di 1,5 m) e l’accompagnatore deve avere sempre con sé una museruola, da applicare quando serve per la sicurezza o il disagio altrui

Chi abita in palazzi con “cani impegnativi” sa che un semplice abbaio prolungato, soprattutto di notte, può sfociare in lamentele formali e, nei casi estremi, in risarcimenti o ordinanze di allontanamento: la Corte di Cassazione ha riconosciuto che un rumore persistente può superare la normale tollerabilità e danneggiare il riposo o la salute dei vicini.

Il patentino può portare chiarezza: un proprietario adeguatamente formato saprebbe meglio gestire il cane in spazi condivisi, prevenendo episodi di tensione e tutelando il diritto all’abitare in serenità per tutti. Inoltre, polizza RC, guinzaglio, museruola e segnalazione all’ATS diventerebbero strumenti ufficiali per controllare e responsabilizzare la gestione nei contesti condominiali. Senza queste misure, troppe situazioni di disturbo (abbai, sporco, disordine) rischiano di rimanere al limite della tollerabilità, accentuando conflitti tra coinquilini “a quattro zampe” e quelli senza.

Redazione