domenica, 10 agosto 2025

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Condominio multietnico: imparare le culture degli altri per abitare davvero insieme

Nel condominio medio italiano, incontrarsi al citofono o scorrere i millesimi spesso coincide con coesistere in silenzio. Ma la provincia di Varese, con quasi il 9–10% di residenti nati all’estero , ci dice che ormai conviviamo con religioni, lingue, tradizioni diverse in ogni edificio. È il tempo di passare da “condominio” a condominio multietnico, e per farlo serve più di una buona amministrazione: serve dialogo interculturale quotidiano

🇮🇹 I vicini di ieri e quelli di oggi

La provincia, densamente popolata, accoglie comunità albanesi, romene, cinesi, marocchine, bangladesi. Alcuni paesi della Valcuvia superano il 50% di famiglie nate all’estero . Il condominio come microcosmo urbano riflette questa composizione. In uno stabile può esserci una famiglia originaria dell’Ucraina, un’impiegata peruviana, una coppia di romeni e una mamma marocchina: ognuno che porta il proprio modo di pregare, cucinare, salutare.

Il condominio multietnico non è solo una somma di identità separate. È un posto dove imparare ad abitare insieme, dove gusti diversi possono convivere sul balcone e lingue diverse risuonare nei pianerottoli.

🤝 Dialogo interculturale come pratica abitativa

Da studi etnografici, come quelli condotti ad Arezzo, emerge che il condominio diventa un laboratorio di apprendimento quotidiano del dialogo interculturaleJ. È lì che il discorso si fa reale. Incontri casuali, scambi informali, favole raccontate all’entrata. Il vicinato impara a non dare per scontato che tutti pensino come noi.

Da Benvenuti in Condominio, promuoviamo una convivenza attiva, non solo “afrappiamo il cane da cortile”. Serve comprendere le culture degli altri, non semplicemente tollerarle. Perché la differenza, se ignorata, genera conflitti: cassonetti usati male, silenzio religioso rispettabile ma frainteso, rumori notturni che sembrano più strumento di disturbo che festa.

Stretta di mano come avvio

Il primo passo può essere piccolo: una assemblea per capire chi frequenta il condominio, con scheda anonima sulle lingue parlate o abitudini principali. Un incontro serale dove cucine diverse portano un piatto: mingau marocchino, pilaf ucraino, risotto italiano. Un condominio multietnico scopre che lo stare insieme è più stimolante di qualsiasi divieto di pallone nel cortile.

📚 Benefici concreti

  • Riduzione delle tensioni: una conoscenza reciproca riduce i sospetti (chi non conosce pensa male).
  • Gestione condivisa degli spazi: spazi comuni utilizzati per feste, pulizie, lezioni di lingua.
  • Valore immobiliare: un condominio vivace e inclusivo diventa più attrattivo anche come investimento.

❗ Le difficoltà reali

Naturalmente non è tutto facile. Vivere insieme richiede regole chiare: uso del cortile, affissione in lingue diverse, modalità di rifiuti. Serve una politica di assemblea che riconosca chi ha capacità di mediazione culturale, anche con un piccolo contributo volontario per traduzioni o affissioni bilingue.

Inoltre, chi non parla italiano rischia esclusione: serve una accoglienza dal basso, non una pianificazione dall’alto.

✔️ Buone pratiche condominiali

  1. Creare un questionario di benvenuto per ogni nuova famiglia, con lingua parlata, religione principale, numeri di emergenza.
  2. Affidare un “referente intercultura”, un vicino che conosce lingua base e orienta.
  3. Organizzare almeno un incontro trimestrale (festa, pranzo, gioco), interculturale.
  4. Produrre comunicazioni condominiali bilingue per le regole comuni (es: differenziata, rumori).
  5. Promuovere un gioco culturale (conto dei rischi normativi in italiano e altre lingue, quiz su significati culturali) per favorire scambio.

🧾 Conclusione

Il condominio è lo specchio del Paese. Se il 10% dei residenti è nato all’estero, ogni palazzo è una sfida e un’opportunità: imparare l’integrazione abitativa è necessario. Benvenuti in Condominio crede che la convivenza multietnica non sia problema, ma risorsa. Serve rispetto, curiosità e disponibilità a costruire un vivere insieme basato su comprensione, dignità e ascolto.

Perché un cortile diventato “turco-tedesco-italiano” è un luogo dove il mondo entra, non solo una casa dove esistere per resistenza.

Redazione