Nel silenzio di una scala condominiale si nascondono spesso più storie di quante immaginiamo. C’è l’anziana signora del terzo piano che aspetta un saluto, il giovane inquilino appena arrivato da un’altra città, la famiglia che ogni sera lascia un profumo di cena nell’aria. Tutti diversi, tutti sotto lo stesso tetto. Eppure, troppo spesso, ognuno chiuso nel proprio mondo.
Eppure qualcosa sta cambiando. Negli ultimi anni, complice anche l’esperienza della pandemia, il condominio è tornato a essere non solo un luogo fisico ma un microcosmo sociale dove la solidarietà può fiorire.
Secondo un recente sondaggio di associazioni di amministratori, il 40% dei condomìni italiani ha sperimentato almeno una forma di collaborazione sociale tra vicini: gruppi d’acquisto, raccolte fondi per famiglie in difficoltà, momenti di incontro o scambio di servizi. Piccoli gesti, grandi risultati.
La nuova frontiera: il “condominio solidale”
In molte città italiane stanno nascendo esperienze di condominio solidale, dove la convivenza si trasforma in rete di sostegno reciproco. A Milano, per esempio, un gruppo di residenti ha creato una “bacheca della gentilezza”: chi ha tempo o competenze le mette a disposizione degli altri — dal cucire un orlo al fare la spesa per chi non può uscire.
A Bologna, invece, alcuni amministratori hanno promosso la figura del “referente sociale”, una persona di fiducia che raccoglie le esigenze del condominio e le traduce in iniziative concrete.
Vivere insieme: dalla tolleranza alla cura
Ma la dimensione sociale non si esaurisce con la solidarietà. Riguarda anche il modo in cui gestiamo i conflitti, rispettiamo le regole, o semplicemente impariamo ad ascoltare.
Un condominio dove si comunica è un condominio che funziona: meno tensioni, più collaborazione, maggiore attenzione agli spazi comuni. E questo, inevitabilmente, migliora anche la qualità della vita e il valore dell’immobile.
Forse la vera sfida non è avere un condominio perfetto, ma un condominio vivo, dove le persone si riconoscono e si sostengono.
Perché, come recita un vecchio proverbio urbano, un buon vicino vale più di un muro ben dipinto.
Redazione